giovedì 15 settembre 2022

Val Po - Bagnolo Piemonte: la Torre dei Gossi, Castello e Palazzo Malingri

 

1)        La Torre dei Gossi di Bagnolo Piemonte


La Torre dei Gossi o Torre dei Gosso o Torre Cherà si trova in località San Grato e ha origine tardomedievale, sebbene sia ipotizzabile una struttura preesistente che fungesse da torre di avvistamento sulla pianura circostante, sull’esempio delle classiche torri saracene (similmente a quella di Famolasco[1]).

La torre, ben visibile e ben conservata, ha sulla sommità lo stemma dei principi di Acaja.



2)        Il Castello Malingri di Bagnolo Piemonte

Le prime notizie storiche su Bagnolo compaiono a partire dall’XI secolo ed è verosimile che la data di costruzione del primo nucleo del castello, edificato sui rilievi montuosi a cavallo tra Val Pellice e Val Po, sia da rinvenire nei decenni appena precedenti[2], in modo analogo rispetto al già menzionato Castello di Famolasco. I primi nobili infeudati dagli Acaja furono i Di Bagnolo, che presero il nome dal luogo stesso e il loro ramo principale fu quello degli Albertini o Albertenghi. In seguito il controllo venne esercitato da signorie più potenti, quali quella dei conti di Luserna, sino a quando, nel 1351, Giacomo di Acaja e Ludovico di Savoia concessero l’intero feudo ad Amedeo Malingri, già ambasciatore di Amedeo VIII di Savoia[3].

“Dell’antico castello, costruito nell’XI secolo, rimangono testimonianza scritta e pochi tratti di mura, in quanto venne parzialmente distrutto nel 1592, quando sul luogo vi fu lo scontro tra le artiglierie francesi guidate dal maresciallo Lesdiguieres, capo degli ugonotti e del delfinato, e le truppe di Carlo Emanuele di Savoia.”[4]. In seguito il castello venne ristrutturato, salvo subire nuovi gravi danni ad opera dei francesi del Catinat nel 1691.

Da segnalare, inoltre, come durante la guerra di liberazione dai nazifascisti, per un periodo, il castello fu sede del comando partigiano della 105° Brigata Garibaldi.

Bagnolo - Castello Malingri  - Luca Grande


“All’inizio intorno agli anni Mille il mastio e la torre sud furono probabilmente protetti da palizzata in tronchi di legno, nei secoli successivi fu costruito un primo giro di mura in pietra con merlatura ghibellina, che proteggeva in alto il camminamento di ronda delle sentinelle, intervallato da piccole torri di guardia, poi la torre delle scale ed il rivellino, (un terrapieno fortificato da mura con 4 torrette ed una torre a pianta circolare, quello che oggi è il giardino delle mura a forma di prua di nave). L’avvento delle armi da fuoco potenti come i cannoni dal 1330 in poi impose nuove difese e furono costruiti un secondo, poi un terzo anello di mura e rinforzato il mastio alla base con i “barbacani” a forma di zampa tutt’intorno alla base. La merlatura ghibellina coronava il piano alto, in epoche più tarde, sostituita da una copertura in lose, come oggi vediamo.

Mentre il Castello-forte e le mura conservano ancora i caratteri alto-medioevali, quali apparivano nell’iconografia sette-ottocentesca, sono invece scomparse quasi del tutto le tracce dell’Antico Borgo ed il “Castello Piano” posto ai piedi della collina e, fino al 1400 integrato nel Borgo, ha subito trasformazioni nel sei-settecento fino ad assumere l’attuale aspetto, diventare dimora dei conti Malingri prendendo la denominazione di “Palazzo”. I tetti a “lose” su orditura lignea, il carattere agricolo e contemporaneamente di rappresentanza sono elementi che contribuiscono, in vario modo ad accogliere il visitatore ed a fare, di questo insieme, una testimonianza tuttora viva di di architettura militare, rurale e civile dal medioevo ad oggi.”[5].

Nei decenni scorsi gli attuali proprietari, discendenti dei Malingri hanno dato avvio ad un notevole intervento di restauro delll’edificio. “All’interno delle mura del castello, la torre delle scale risulta essere un’opera di grande maestria costruttiva: le scale in pietra salgono a spirale attorno ad un pilastro centrale di mattoni sistemati a formare una colonna dal diametro di circa 90 centimetri. Il piccolo portale d’ingresso, in legno spesso, è sormontato da un affresco che ingentilisce le vecchie mura di pietra. L’affresco, recentemente restaurato, di non certa identificazione, fu realizzato probabilmente alla fine del 1300 in occasione di qualche alleanza.  Si notano in alto, a destra e a sinistra, i due stemmi dei casati di Savoia e Acaja che la dama tiene sollevati con le mani aperte. Alcune decorazioni araldiche e simboliche come il nodo Savoia e i rami di alloro fanno da cornice all’affresco. La dama seduta su un grande cuscino ha un abito semplice con manto e un cappello con velo trattato con grande trasparenza e delicatezza.”[6].

Oggi l’intero complesso è di proprietà del Prof. Arch. Aimaro Oreglia d’Isola, figlio di Caterina Malingri di Bagnolo, ultima discendente diretta dei conti Malingri di Bagnolo. Il sito è oggi aperto a visite per gruppi su prenotazione ed è sede per ricevimenti e matrimoni.




3)        Il Palazzo Malingri di Bagnolo Piemonte

Il Palazzo Malingri o “Castello Piano”, non venne edificato per scopi prettamente militari e di difesa come il castello sopra descrito. Bensì venne costruito a partire dal XV secolo per essere usato come abitazione dei Conti nei pressi del borgo nuovo, edificato in sostituzione del vecchio borgo che si trovava nei pressi del castello.

La struttura è disegnata a quadrilatero intorno ad una corte centrale, tanto da denotare a vista un utilizzo anche rurale.

“La bianca facciata è settecentesca, affiancata da due logge a tre archi per lato. Le scalinate ed il giardino sono gli elementi che immediatamente si impongono all’attenzione, si possono però osservare particolari architettonici ed iconografici rilevanti che testimoniano strutture ed interventi molto lontani nel tempo. La fronte a sud rivela gli archi di un porticato che, un tempo (fino al Seicento), seguiva l’andamento del terreno in declivio, porticato poi parzialmente interrato nel livellamento eseguito per far posto al giardino pianeggiante; queste fronti sono decorate da affreschi in “grisailles”, oggi riportati in luce: sono ancora ben visibili sulla facciata verso il cortile i guerrieri con la corazza detti “Lanzichenecchi” (quattro-cinquecenteschi) che un tempo incorniciavano le finestre di cotto a crociera; due fasce orizzontali riportano fregi e medaglioni che rappresentano ritratti di personaggi reali e simbolici.

Al centro della corte si trova quella che un tempo era probabilmente la chiesa del borgo, di cui rimangono il campanile con la meridiana e l’orologio a pendolo in pietra e sul portale laterale l’affresco ben conservato che rappresenta l’Annunciazione; il pozzo, le scuderie con le carrozze, i loggiati lignei, i fienili e le stalle sono alcuni degli elementi architettonici che ancora oggi legano la parte agricola a quella residenziale e le uniscono in un rapporto di dipendenza storica e compositiva.
Sulla facciata sud si trova un affresco raffigurante una Madonna con Bambino (1470 circa) attribuita a Jacopino Longo, di colori e di disegno delicatissimo, incastonata in una cornice di chiaro stile gotico.”
[7].

A est della struttura, poi, si erge la cappella di San Sebastiano, di origine quattrocentesca, che venne inglobata nella struttura settecentesca. “L’attuale proprietario ha provveduto nel 1992 sia al restauro degli affreschi, sia al ripristino dell’antico orientamento, riaprendo l’accesso dal giardino; dando possibilità di aerazione, ha arrestato il degrado e riportato alla luce parte degli affreschi.”[8].

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Atlante delle Opere Fortificate, Volume II - Val Pellice, p. 24.

[2] Sito del Comune di Bagnolo Piemonte.

[3] Seren Rosso R. – Guglielmo M., Op. Cit., pp. 261 ss.

[4] Ibidem

[6] Sito del Comune di Bagnolo Piemonte.

[8] Ibidem

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