venerdì 30 aprile 2021

Lou Palaizas (Perrero)

Poco prima dell’abitato di Perrero, sulle ultime propaggini di uno sperone che divide la vallata principale dal vallone di Faetto e lungo la strada che conduce alla borgata Cassas, si trovano i ruderi di quella che probabilmente è la più antica struttura fortificata della Val Germanasca: il Palazzo dei Signori di Val San Martino, comunemente definito “Lou Palaizas”. 

La struttura deve il suo appellativo (che nel patouà locale esprime un dispregiativo, “il Palazzaccio”) al fatto che alla fine del ‘300 divenne residenza dei conti Truchetti (o Trucchietti), una facoltosa famiglia originaria della Savoia, trasferitasi in val San Martino (l’attuale Val Germanasca) per avere ottenuto in feudo il territorio omonimo. Una leggenda molto conosciuta racconta che uno dei conti, dopo aver avanzato la pretesa dello jus primae noctis nei confronti della moglie di un popolano, subì la rivolta dei valligiani e venne fatto squartare dai suoi stessi cavalli nei prati sottostanti. La famiglia si estinse nel XVIII secolo, dopo di che il castello, già più volte rimaneggiato, rimase in stato di abbandono.

Posizionamento del Palaizas sulla strada che sale al Cassas

A livello storico si sa che l’edificio appare ancora nella cartografia di fine ‘500, ma non con funzioni difensive in quanto la struttura fu distrutta già nel 1297 da Filippo di Savoia-Acaia durante la sua campagna contro Ugo di Val San Martino, che si era alleato con il Delfino di Vienne, Umberto I, il quale cercava di espandere il suo controllo verso il Piemonte.

Probabilmente si trattava di una struttura poligonale molto semplice che riempiva lo sperone roccioso con possenti mura di pietra; le rovine che si possono osservare oggi, consistono in alcuni muri coperti dalla vegetazione spontanea, con tracce di aperture. La struttura avrebbe bisogno urgente di un intervento atto a limitarne il degrado e renderla visibile al pubblico.


Alcuni ruderi dell'edificio


giovedì 29 aprile 2021

Il Castello di Perrero

Le prime notizie sul castello di Perrero risalgono alla fine del XIII secolo, quando venne assediato da Filippo di Savoia-Acaia durante la sua campagna contro Ugo, Signore di Val San Martino (l’antico nome della Val Germanasca), che si era alleato con il Delfino di Vienne, Umberto I, il quale cercava di espandere il suo controllo verso il Piemonte. Nel 1297, dopo un mese di assedio, Filippo riuscì a far capitolare i ribelli; come nuovo castellano venne insediato Iaquimeto de Boszorello. Questo funzionario aveva il compito di riscuotere tasse e tributi ma, soprattutto, di controllare un territorio di confine teatro di continue scaramucce e di tenere d’occhio i signori di Val San Martino. Perciò venne edificato un castrum (castello) affiancato da un receptum (ricetto), cioè un nuovo abitato circondato da fortificazioni, in modo da poter controllare meglio la popolazione e aumentare le capacità militari del complesso. La struttura era localizzata sul promontorio montuoso che sovrasta il paese a est, chiamato ancora oggi Monte Castello, poco lontano dall’attuale borgata Eirassa.

Vista del Monte Castello, che sovrasta il paese di Perrero
 

Probabilmente distrutto da una delle tante occupazioni francesi e in seguito riadattato dai Truchetti su incarico di Emanuele Filiberto di Savoia, del maniero non si hanno notizie successive fino alla metà del Cinquecento: si sa che nel 1561 la struttura viene assediata dai Valdesi nell’ambito delle “guerre di religione”, finché le truppe sabaude del conte della Trinità riescono a liberarla. Negli anni successivi si ripristina la guarnigione e vengono effettuati vari lavori di manutenzione, ma nelle carte di fine secolo il castello è già indicato come “in rovina”. 

Le ultime fonti risalgono al 1689, con il rimpatrio dei Valdesi dall’esilio in Svizzera: il duca Vittorio Amedeo II, per difendere la valle, invia una compagnia del reggimento Guardie presso ciò che resta delle fortificazioni del borgo di Perrero, che erano sorvegliate soltanto da un piccolo gruppo di soldati della milizia di dubbia affidabilità. Si realizzano inoltre alcune barricate per sbarrare il fondovalle all’inizio del paese, mentre la proposta di costruire alcune ridotte intorno al castello per controllare le vie di comunicazione verso Faetto, San Martino e Traverse non viene accolta; queste fortificazioni non avranno nessun ruolo negli avvenimenti militari del 1689-90.

Uno stralcio della "Carta delle Valli del Piemonte abitate dai Valdesi ossia Protestanti", incisa a Parigi nel 1690 di Jean-Baptiste Nolin, nella quale viene indicato il "C.(astello) Demolie" di Perrero

Anche nella "Carta delle Tre Valli del Piemonte" del 1668 viene indicato come il "Castello demolito"
 

All’inizio del ‘700 presso la località Monte Castello viene indicata la presenza di una ridotta, e nelle mappe catastali di fine secolo si possono ancora trovare i toponimi “Regione delle Baricate” e “Regione Castello”. Alla fine dell’800 il sito dell’antico castello venne utilizzato per il posizionamento di postazioni d’artiglieria, che hanno definitivamente cancellato qualsiasi traccia di strutture più antiche.

La "CARTA COROGRAFICA DELLE VALLI DI SUSA, MORIENA, ..." del 1708 riporta l'indicazione di una ridotta presso Monte Castello

La "Carta topografica delle valli di Pragelà, S. Martino, Perosa, e Lucerna" di metà ‘700 riporta ancora l'indicazione del castello di Perrero

Una mappa catastale di fine '700 in cui si vedono alcuni toponimi come "Baricate" e Castello"

mercoledì 28 aprile 2021

La Torre delle Banchette (Perrero)

All'imbocco della Val Germanasca, sul versante opposto a quello del Fort Louis, si trova uno sperone roccioso che si protende a sbarrare la valle. Questa località, già anticamente presenta denominazioni in patouà e non solo (la touëro, turris banchetorum, torre di banchet, etc.) che fanno ipotizzare la presenza di un’opera fortificata difensiva. già nel tardo medioevo, data la sua posizione strategica. Tra l’altro, poco a monte si trova anche la borgata Bâtio (Bastida), che significa fabbricato fortificato, a indicare la possibile presenza di più strutture di controllo e difesa in questa zona.

Non si hanno, però, notizie precise della Torre fino alla metà del Cinquecento: in quegli anni, in cui infuriavano le guerre di religione tra Cattolici e “Riformati”, la struttura fu occupata alternativamente dai Valdesi e dall'esercito sabaudo. Nel 1561 i piemontesi, comandati dal conte della Trinità, decisero di migliorare la fortificazione della “torre del bancheto”, anche se il maltempo rallentò molto i lavori. L’anno successivo la struttura fu dotata di una guarnigione definitiva e di un comandante. L’edifico era collegato al fondovalle mediante una mulattiera lastricata, ancora oggi esistente, che scendeva sino al ponte sul Germanasca. Nei decenni successivi, però, la fortificazione venne abbandonata, privilegiando la postazione del dirimpettaio Fort Louis. Sulle carte del ‘600 e ‘700 l’edificio è indicato solo più come un rudere. Oggi si può ancora osservare un pozzo (forse la cisterna), recentemente riempito.

La zona dove sorgevano il Fort Louis e la Torre delle Banchette vista da valle

La zona dove sorgevano il Fort Louis e la Torre delle Banchette vista da monte  


La zona di "Praluis" e la "Tour Ruiné" delle Banchette nella "Carta delle Valli del Piemonte abitate dai Valdesi ossia Protestanti", incisa a Parigi nel 1690, di Jean-Baptiste Nolin

Nella "Carta delle Tre Valli del Piemonte" del 1668 sia la Torre delle Banchette che il "Praluis" sono indicati come demoliti