1) Palazzo Giriodi di Monastero (Costigliole Saluzzo)
Nel corso del ‘600 il borgo fu colpito prima dalla grave
epidemia di peste del 1630 e quindi dalla distruzione portata dalle truppe
francesi del Catinat in ritirata da Cuneo nel 1691. È a partire da tale momento
che Costigliole vide una nuova fase di ricostruzioni e il Palazzo Giriodi di
Monastero è una pregevole testimonianza dell’architettura piemontese del XVIII
secolo.
L’edificazione si deve alla famiglia nobiliare dei Giriodi,
che ne affidarono la progettazione all’architetto Antonio Vittone, mentre gli
interni furono decorati dallo scenografo torinese Luigi Vacca nel 1804.
“Il salone d'onore è
coperto da una volta articolata in nervature sottolineate da cornici mistilinee
e decorate con stucchi e figurazioni monocrome di putti col corpo di pesce che
reggono ghirlande di serti e foglie di vite, nelle lunette sono raffigurate
false finestre con prospettive di scalinate e atrii e nel medaglione della
volta figure allegoriche che simboleggiano il trionfo dell'agricoltura e
dell'abbondanza.
Da notare come l'intera decorazione si presenti con la propria ombra proiettata
come se chi guarda avesse la luce alle spalle. L'affresco centrale raffigura
una donna con cornucopia da cui escono spighe, un uomo vicino ad un arpione e
ad un libro con caratteri ebraici, una giovane che in cielo regge un cerchio
con simboli zodiacali (si riconoscono i segni del Toro, dei Gemelli, del Cancro
e del Leone). Infine un ragazzo che presso un possibile aratro regge un cesto
piatto con spighe.”[1].
Dopo esser stato per secoli abitazione privata nobiliare,
Palazzo Giriodi di Monastero è divenuto sede municipale nel 1923 e lo è
tuttora, anche dopo pregevoli lavori di restauro e recupero che dal 2008
l’hanno riportato allo splendore originario.
2)
Palazzo Sarriod de la Tour (Costigliole Saluzzo)
Come Palazzo Giriodi di Monastero, anche Palazzo Sarriod de
La Tour risale all’epoca delle ricostruzioni che conseguono alle tragedie del
‘600.
Fu fatto costruire da Tommaso Alberto Saluzzo di
Casteldelfino nel 1720 e prende il nome da un discendente del committente, Luis
Antoine Hiacinte Sarriod de La Tour. Lo stesso Tommaso Alberto, nel 1734
acquistò la signoria su Costigliole e per questo dotò il proprio palazzo di
ulteriori significative migliorie e ingrandimenti.
“L’attuale impianto è
il risultato di una lunga serie di interventi che hanno non poco modificato
quella che doveva essere la struttura iniziale risalente al periodo tardo
medioevale. Nel sottotetto sono, infatti, visibili i muri perimetrali di una
vera e propria torre che presenta sul suo perimetro dei merli ghibellini. […]
L’ampliamento determinò la costruzione delle quattro stanze che si protendono a
sud e si ripetono con regolarità sui tre piani. L’adeguamento dell’edificio a
palazzo nobiliare richiese la creazione di uno scalone e di una galleria di
levante, mentre quella di ponente si suppone sia stata costruita per ultima
come completamento del complesso edilizio.
Lo stemma in pietra
scolpita situato sopra il portone ricorda l’unione delle due casate dei
Saluzzo, avvenuta nel 1720 in seguito al matrimonio di Tommaso Alberto Saluzzo
di Paesana con la figlia del marchese Carlo Emanuele Saluzzo del ramo Miolans
Spinola. Estintasi la famiglia, tutte le proprietà passarono all’unico erede il
Conte Louis Anthoine Gaetan Sarriod de La Tour de Bard”[2].
Con l’estinzione della famiglia, a metà dell’ottocento, il
palazzo passò dapprima Congregazione della Carità e in seguito Ente Comunale
Assistenziale sino ad ospitare, oggi, la biblioteca comunale di Costigliole.
[2] Palazzo
la tour (costigliolesaluzzo.cn.it), scheda a cura dell’ufficio turistico
del Comune di Costigliole Saluzzo.
Nessun commento:
Posta un commento