Risalendo la Val Varaita, prima dell’abitato di Casteldelfino,
svoltando in direzione delle borgate Bertines, Alboin e Serre, si raggiungono
le opere che componevano il Caposaldo Castello-Pleyne-Casteldelfino. Dalla
frazione Alboin, imboccando il sentiero tra le case oltre la fontana sino al
primo bivio, risalendo verso monte si giunge, in pochi minuti, alla costruzione
in cemento che costituiva il Centro 360.
L’Opera, di tipo 7000, ben mimetizzato
con una copertura in roccia, consta di un ingresso che conduce a due postazioni
per mitragliatrici e presenta ancora la pregevole scritta, in stile lontamante
futurista, posta sull’ingresso, con il motto della Guardia alla Frontiera (dei
sacri confini guardia sicura).
Tornando sui propri passi verso la frazione Alboin, avviandosi per
alcune centinaia di metri verso le Grange Pralambert e quindi verso la
mulattiera che sale da Bertines, si rinviene una bella radura con in mezzo il Centro
360bis. Anch’essa opera di tipo 7000 mimetizzata con copertura in roccia,
constava di un piccolo ricovero e una mitragliatrice, nonché un collegamento
fotofonico con la precedente 360.
Sono, invece, poste sul fondovalle, nei pressi della strada
provinciale, le altre opere del caposaldo. Nei pressi del cimitero di
Casteldelfino, con un po’ di attenzione si evincerà facilmente la presenza
dell’Opera 363, apparentemente mimetizzata da malga alpina
in centro al prato davanti al cimitero. Del pari, poche decine di metri più in
basso verso la provinciale, il piccolo caseggiato ivi presente è, in realtà, l’Opera
363bis. Sono apprezzabili i finti camini, il rivestimento ed addirittura le
finte finestre, volte a nascondere ad un ipotetico invasore le quattro mitragliatrici
(due per ciascuna opera) poste a guardia della strada proveniente da
Casteldelfino.
Da qui, dirigendo lo sguardo a monte, si può notare nel bel mezzo
del prato soprastante, a metà strada tra il cimitero e la frazione Bertines, un’altra
apparentemente mimetizzato da malga alpina. Questa è, in realtà, l’osservatorio
Bertines, un malloppo in cemento con finti camini, avente feritoie e osservatori
sui quattro lati della costruzione, nonché fotofoniche idonee a comunicare con
le altre opere circostanti.
Nella soprastante borgata Bertines,
sulla destra guardando verso monte si rinviene, poi, l’Opera 361, che
ormai è stata affiancata dalla costruzione di altri edifici che, tuttavia, ne
fanno apprezzare l’operazione di mascheramento.
Attraversato l’abitato dei Bertines, prendendo il sentiero a
sinistra della Cappella si scorge, in breve, l’Opera 362, la cui
copertura è interamente coperta da un manto erboso che ne cela le reali
dimensioni. Questa, infatti, è l’opera più estesa del caposaldo e constava di
un ricovero per una dozzina di uomini e tre casematte per mitragliatrici.
Centro
364bis - Foto di Luca Grande, Andrea Panin e Gabriele Ricotto
|
Sul versante destro del Varaita, invece, sulla parete decisamente
più scoscesa, si rinvengono le Opere 364 e 364 bis, costruite secondo i dettami
della Circolare 200. Poste esattamente dirimpetto alle Opere 363 e 363 bis,
dell’Opera 364 su scorge con facilità il malloppo franato a causa
dell’erosione del terreno da parte del torrente. L’opera era costituita da un
piccolo ricovero che conduceva proprio al malloppo franato.
L’Opera 364 bis è
invece posta più in alto ed è realizzata in caverna dentro allo sperone
roccioso che sovrasta il Varaita. Si possono agevolmente scorgere l’ingresso
nella roccia e il malloppo per cannone e mitragliatrice.
Completavano il Caposaldo un piccolo posto
di osservazione situato nei pressi delle grange della località Pralambert,
una piccola caverna di comando sita in località Torrette e
soprattutto l’imponente Caserma Conte di Bricherasio sita in prossimità
del centro di Casteldelfino e idonea ad ospitare la sede del comando di settore
e circa 200 uomini.
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