martedì 27 settembre 2022

Le batterie e i ricoveri di Sampeyre

 Preliminarmente all’edificazione ottocentesca, occorre menzionare che nel corso degli eventi settecenteschi, e in particolare alle guerre franco-sabaude nell’ambito dei conflitti di successione spagnola prima e austriaca dopo, l’alta Val Varaita fu munita di vari campi trincerati, soprattutto sulla dorsale a cavallo tra il vallone di Bellino e l’alta Val Varaita.

In particolare, risultano menzionati sia i campi trincerati della Battagliola sia quello sui Fortini di Crosa.

In seguito, nel periodo successivo alla stipulazione della Triplice Alleanza del 1882 con gli imperi prussiano e austro-ungarico, si avviò la realizzazione di una nuova linea difensiva, costituita essenzialmente da postazioni di artiglieria scoperte in barbetta in posizione defilata, affiancate da opere di casermaggio e polveriere. Lo sbarramento di Sampeyre era costituito da due installazioni realizzate tra fine ‘800 e inizio ‘900: la batteria del Collet sopra Rore e la batteria di Becetto in località Morero. Lo sbarramento fu disarmato nel 1915 e riutilizzato come deposito di munizioni.

1)        La batteria Collet (Sampeyre)

Benché l’opera sia da inserirsi nel quadro delle opere ottocentesche c.d. tripliciste, ovvero realizzate sul fronte francese nel momento in cui l’Italia era alleata di Prussia e Austria-Ungheria, la batteria Collet venne realizzata soltanto nei primi anni del ‘900. Ciò a causa di visioni divergenti tra gli uffici militari e ministeriali sulla necessità dell’opera e sulle eventuali migliorie da apportarvi[1].


L’opera si trova sul colle che sovrasta la Val Varaita all’altezza di Sampeyre ed è raggiungibile tramite una mulattiera militare che diparte dalle borgate Pratolungo e Brusà, tra Melle e Sampeyre.

Essa si componeva di una piazza in muratura idonea ad ospitare 6 cannoni da 149 G in barbetta. I locali annessi si componevano di una caserma, vari magazzini[2], un corpo di guardia e una scuderia.

L’opera non fu utilizzata attivamente e nel 1915 venne disarmata. Nel corso del secondo conflitto mondiale essa venne adibita a magazzino in funzione delle opere del Vallo Alpino presenti più a monte.

2)        La batteria Becetto (Sampeyre)

Posta sul versante opposto della valle rispetto alla Batteria Collet, la Batteria Becetto si raggiunge risalendo, da Sampeyre, sino alle borgate Morero, poi Stentivi e quindi Durandi.

La batteria venne edificata contestualmente a quella del Collet e si compone di una piattaforma per 4 cannoni da 149 G. Annessi all’opera sono presen ti un magazzino e un corpo di guardia, mentre più in basso erano ubicati il magazzino per i proietti e la caserma per la truppa.

Anche la batteria Becetto, come la Collet, fu disarmata nel 1915, con l’invio delle artiglierie sul fronte orientale. Nel secondo conflitto mondiale venne utilizzata come magazzino servente le opere del Vallo Alpino.


L’opera è ancora ben visibile sul terreno, mentre la caserma, che nel dopoguerra fu riconvertita in colonia, è in seguito stata demolita.

3)        I ricoveri del Colle della Bicocca (Sampeyre)

Il Colle della Bicocca è un passaggio sulla cresta che da Sampeyre conduce al Pelvo d’Elva e funge da collegamento tra la Val Varaita e la Valle dell’Elva.

Qui, a fungere da osservatori per le batterie appena descritte, furono edificati a inizio ‘900 due osservatori, uno sul colle della Bicocca e uno sulla vicina Punta Morfreid e due ricoveri.

Il Ricovero n. 1, dedicato al sergente Costanzo Dao Castellana “natio di Elva, del 33° reggimento fanteria caduto a Desela il 21 agosto 1917”[3], consisteva in un grande edificio “con pianta di L, con struttura in pietrame e copertura in lamiera zincata, caratterizzata da contrafforti realizzati lungo le mura per contrastare i movimenti della struttura”[4]. Il Ricovero fungeva da comando di compagnia ed era idoneo ad ospitare “sedici ufficiali e duecento sessanta uomini … mentre la scuderia … poteva ospitare nove muli”[5].

Il Ricovero n. 2 era invece più piccolo; idoneo ad ospitare una trentina di uomini era dotato anche di un posto di vedetta.

 



[1] La vicenda è esaustivamente spiegata in Boglione M., Le strade dei forti, Blu edizioni, 2010, pp. 152 ss.

[2] Sui magazzini sono rinvenibili “evanescenti scritte INNESCHI, SPOLETTE, CANNELLI FULMINANTI” a ricordare le destinazioni d’uso originarie. Cfr. CORINO P.G.- DE ANGELIS D., Val Varaita – IV/B Sottosettore G.A.F., Graffio editore, 2022, p. 11.

[3] Ibidem, pp. 21 ss.

[4] Ibidem

[5] Ibidem

Sampeyre - Batteria Becetto - Foto di Luca Grande e Simona Pons

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