mercoledì 11 luglio 2018

La dorsale tra Val Germanasca e Val Pellice (Prali)


L’esercito italiano, per agevolare gli spostamenti di uomini e mezzi, aveva realizzato tra fine ‘800 e inizio ‘900 una lunghissima mulattiera, ancora oggi perfettamente percorribile, che parte dal ricovero di Rocca Bianca, a monte delle cave di marmo, e prosegue a mezza costa, con un percorso praticamente pianeggiante, passando vicino al lago d’Envie e arrivando alla conca dei Tredici Laghi. Da qui poi, attraverso numerosi valichi, la mulattiera percorre in quota tutta la cresta spartiacque tra l’alta Val Germanasca (Prali) e la Val Pellice (Bobbio Pellice), fino ad arrivare al Passo della Gran Guglia e al Caposaldo Abries.
Questo tracciato è collegato al fondovalle di Prali attraverso altre mulattiere, che risalgono dal Vallone delle Miniere e dal Pian Littorio, permettendo all’escursionista diverse varianti per la discesa a seconda del tempo a disposizione, delle condizioni meteo e dell’allenamento fisico. Lungo il percorso, agevole e molto panoramico, si trovano i resti di postazioni, ricoveri e baraccamenti militari, per la maggior parte già abbandonati durante l’ultima guerra.
La prima struttura si incontra nella conca denominata Clapoû (2.237 m), appena superata la Costa Belvedere dopo i Tredici Laghi. Il “Ricovero Clapus” (così è chiamato nelle vecchie carte IGM) è realizzato completamente in pietra e controllava l’accesso al Colle Rousset, che porta in Val Pellice. Le condizioni dell’edificio fanno pensare che abbia subìto (come molti altri di quell’epoca) un lavoro di smantellamento, in quanto non vi sono più nemmeno i resti delle travature in legno e dei serramenti, mentre le lose che coprivano il tetto sono sistemate in ordine a fianco della struttura, pronte per essere trasportate altrove. Una mappa di fine ‘700 indica in questa zona la presenza di un corpo di guardia: non è da escludere che per la realizzazione dell’attuale struttura siano stati riutilizzati i resti di qualche fabbricato più antico.
La mulattiera prosegue arrivando al Colle Giulian (2.457 m), valico utilizzato da secoli per le comunicazioni tra le due vallate e, per questo motivo, spesso presidiato da soldati. Nulla rimane degli antichi trinceramenti che qui erano stati realizzati alla fine del ‘600, durante il “Glorioso Rimpatrio” dei Valdesi, e poi di nuovo alla fine del ‘700, quando si temeva un attacco da parte della Francia rivoluzionaria. Ma sulla cima del Monte Peigrò (2.712 m), che domina il colle a est, ci sono ancora i resti di cinque ampi terrazzamenti, disposti su quote diverse.



Il percorso a questo punto passa dal versante di Prali a quello di Bobbio Pellice: sulla sinistra del sentiero, ai piedi del Monte Giulian, si trovano i ruderi di un vecchio baraccamento militare, già abbandonato durante l'ultima guerra e ormai raso al suolo. L'assenza fra le macerie di lose del tetto e travature in legno fa pensare che la struttura, suddivisa internamente in cinque locali, sia stata smantellata e non semplicemente abbandonata; pochi residui di cemento segnalano che doveva essere intonacata. Nei pressi si trovano i resti di una vasca per la raccolta dell’acqua.

Sul versante opposto, non visibile dal sentiero ma raggiungibile in pochi minuti attraversando il crinale e scendendo un poco dal versante di Prali, vi sono i resti del ricovero del Col Giulian, realizzato alla fine dell‘800 con la stessa tipologia delle strutture presenti al Passo della Cialancia e al Passo Roux: pianta quadrangolare con l’aggiunta di un vano su mezzo lato, muratura in pietrame e tetto a due falde in tegole e lamiera, internamente suddiviso in due locali con soppalco. L’edificio, che presenta murature ancora parzialmente integre, era indicato nelle cartografie degli anni ’39-’40 come ricovero VI, atto ad ospitare 15 uomini e dotato di due mitragliatrici. Nel 1940, al fine di “evitare che eventuali successi avversari in una delle valli Pellice e Germanasca possano essere ampliati attraverso la dorsale che separa le valli”, si ritenne conveniente “dislocare, in corrispondenza del Col Giulian, elementi mobili consistenti”. A tale scopo fu prevista la trasformazione e ampliamento della struttura in una “casermetta difensiva” per 120 soldati, con un costo preventivato di ben 800.000 lire; i lavori si limitarono però alla realizzazione della piazzola, mentre nei dintorni restano le tracce di una buca nel terreno di circa due metri per tre, di difficile interpretazione. Si propose in seguito di spostare l’edificio sul versante della Val Pellice “per evidenti considerazioni di carattere operativo”.

Proseguendo, la mulattiera sale con alcuni tornanti ai piedi della Punta Chiarlera o Chiarlea (2.585 m), splendido punto panoramico sulle due vallate e, proprio per questo motivo, luogo privilegiato per osservatori di guardia allo scoperto. Sulla dorsale tra la punta e il sottostante Passo Dar Loup (2.532 m) sono anche presenti varie postazioni per mortai, realizzate con muretti a secco di sostegno al riparo della cresta e rivolte verso il confine francese, delimitato dalla Gran Guglia, dal Colle Abries e dal Gran Queyron, che da qui sono ben visibili.

Si scende quindi al Passo di Brard (2.454 m), da cui un vecchio sentiero, realizzato nel 1932 da un distaccamento di 50 uomini del genio, permetteva di continuare sul versante della Val Pellice, fino alla Punta Fiunira. Questo sentiero risulta oggi in pessime condizioni ed è parzialmente crollato, per cui se ne sconsiglia vivamente la percorrenza. Poco a sud del Passo di Brard sono ancora presenti delle camere da mina, utili a impedire il passaggio in caso di necessità.

Conviene invece seguire la mulattiera dal lato della Val Germanasca, la quale dopo un centinaio di metri incontra il sentiero che sale dal Vallone delle Miniere. Se si scende di quota per qualche minuto da questa parte, si incontra un pianoro in cui sono scavate una serie di fosse quadrate, rivestite in pietra a secco, e alcune piazzole, destinate probabilmente anch’esse a qualche struttura militare. 



La mulattiera principale, con alcuni saliscendi dovuti all’orografia del luogo, risale invece alla Colletta Viafiorcia (2.530 m), dove si diparte un’altra mulattiera militare che, con numerosi tornanti, scende a Pian Littorio. Al riparo della cresta sono individuabili i resti di un piccolo ricovero e di alcune piazzole. Questo tracciato, realizzato nel 1940, prosegue raggiungendo la località Piani di San Giacomo, da cui è possibile salire al Colletto della Gran Guglia, dove si trovano alcune strutture realizzate negli anni ’30 e ’40 del ‘900 nell’ambito del Caposaldo Abries

Dai Piani di San Giacomo parte un’altra mulattiera che permette di giungere ai ruderi di alcuni baraccamenti militari, realizzati probabilmente a fine ‘800 proprio sul crinale tra Val Pellice e Val Germanasca. Nonostante un rapporto dei servizi segreti francesi rilevasse che nel 1924 questi edifici fossero stati sistemati, gli stessi risultano indicati nelle mappe come abbandonati e in rovina alla fine degli anni ‘30. In vetta alla Punta Cerisira si trova il cosiddetto Baraccone di San Giacomo, una grossa caserma originariamente a due piani, di forma quadrangolare, con un altro corpo di fabbrica più piccolo e più basso addossato sul lato nord-est, che sembrerebbe essere stato fatto in un secondo tempo rispetto a quello principale. Questo edificio contiene due locali di dimensioni compatibili con WC o sgabuzzini e un terzo più grande che sembra non avere una vera porta, cosa che potrebbe fare pensare ad una stalla per i muli. Il corpo di fabbrica principale è composto dal piano terra, suddiviso in quattro vasti locali, e da un sottotetto molto ampio. Una canna fumaria installata murando una feritoia preesistente fa immaginare che il ricovero sia nato per un uso estivo e poi sia stato potenziato successivamente. Non si vedono tracce di scale in muratura che portino al sottotetto: potrebbe esserci stata una scala in legno interna e/o un passaggio esterno, viste le aperture delle dimensioni di una porta presenti all’altezza del sottotetto. La mancanza totale di residui di travi o altro legname fa pensare che l’edificio non sia stato abbandonato ma smantellato. Sui resti di intonaco rimasti sulle pareti si leggono alcune scritte, date e disegni. Durante la seconda guerra mondiale era in progetto la ristrutturazione o sostituzione dell’edificio con un ricovero (denominato “VII”) da 12 o 15 uomini, armato con due mitragliatrici. Ai suoi lati avrebbero dovuto sorgere due opere piccole tipo 15000, la n. 8/d a sud e la n. 8/e a nord, al fine di “rendere più solido il pilastro meridionale della posizione di resistenza in Val Germanasca e per dare un appoggio agli elementi mobili destinati per la difesa della bretella” tra il 1° e il 2° sistema (cioè Colle Abries e Bout du Col).
Proseguendo lungo la mulattiera si raggiungono i baraccamenti Fiunira, ubicati poco al di sotto dell'omonima cima. I due edifici sono ormai quasi rasi al suolo, restano solo alcune porzioni di muretti verticali e di un’intercapedine addossata al terreno. Poco oltre, sulla cresta che si affaccia sulla Val Pellice in direzione sud-est, in località Aparé di Brard, si trovano i pochi resti di un altro ricovero a pianta rettangolare. Secondo fonti dei servizi segreti francesi, nel 1932 era presente anche un osservatorio sulla vicina Punta La Bruna.
 



Sfoglia la gallery fotografica qui sotto:
Lo spartiacque tra Val Germanasca e Val Pellice

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