lunedì 22 giugno 2020

#Passeggiare tra Opere Fortificate: Alla scoperta delle fortificazioni di fine ottocento della Val Germanasca

Anello: Perrero – Airassa – Traverse – Chiabrano - Perrero


Difficoltà: E
Tempo: itinerario ad anello di ore 2.45
Dislivello: 250 m circa

Accesso: Da Pinerolo a Perosa Argentina, lungo la SS 23 del Colle di Sestriere e qui si volge a sinistra per imboccare la Provinciale della val Germanasca che dopo Pomaretto e Chiotti, raggiunge Perrero, centro principale della valle. (Km 25 da Pinerolo)

Dal centro di Perrero 844 m si imbocca la ascendente via Monte Nero raggiungendo rapidamente il municipio ed il bel tempio valdese quindi, volgendo a sinistra, si fiancheggia la parrocchiale di S. Maria Maddalena, prendendo poi a destra, tra due case, un sentiero (Sentiero di Valle) in salita che a destra porta a S. Marino di Perrero ed a sinistra conduce a Maniglia. Prendendo a destra, si sale per mulattiera erbosa e lastricata, che in pochi minuti porta alla borgata Airassa 911 m, posta di fronte al Monte Castello ove spiccano ancora alcuni edifici riferibili alla fortificazione conosciuta con lo stesso toponimo.
Ad Airassa si fiancheggia la fontana, salendo ripidamente tra le case per mulattiera selciata, che dopo aver percorso alcune centinaia di metri in direzione nord-est raggiunge un bivio: a destra per S. Martino 1080 m (raggiungibile in 20 min attraverso un largo sentiero a mezzacosta), a sinistra per Traverse. Imboccata questa traccia di sinistra, anch’essa selciata, si fiancheggia un casolare per continuare poi nel bosco, in moderata pendenza, fino a raggiungere una strada asfaltata che, seguita verso monte, porta in pochi minuti alla borgata Traverse 1083 m (ore 1 da Perrero).
Lasciate sulla destra le prime case della borgata si raggiunge un tornante da cui, sulla sinistra, si stacca una pista forestale sterrata (sbarra) che, quasi in piano, si sviluppa in direzione ovest, fiancheggiando dapprima una bella fontana con vasca-lavatoio, quindi raggiungendo ancora un bivio, presso il quale un cartello informa che in quel punto esistono, sommersi dalla vegetazione, i resti della Batteria Podurante, di cui restano visibili solo i muretti di protezione per i fucilieri.
Al bivio, si tralascia la traccia di destra che porta a Forengo, per scendere nel bosco di resinose sulla sinistra, continuando poi con saliscendi lungo un tracciato lastricato assai suggestivo, che a tratti offre, tra i frondi, scorci panoramici su Chiabrano e Maniglia. Con discesa sostenuta il sentiero porta ad attraversare un rio, per giungere tra le case della borgata Ribettidalle quali, per brevissimo tratto di strada asfaltata, si giunge all’ingresso di Chiabrano 1065 m (ore 2)
Di qui, volgendo a sinistra, si segue la strada asfaltata che in circa mezz’ora porta al Ponte rabbioso, posto nel fondovalle e dal ponte, a sinistra, seguendo la Provinciale 169 della val Germanasca, si fa ritorno a Perrero (ore 2.45)







































Rubrica e reportage fotografico a cura di Luigi Avondo

#Passeggiare tra Opere Fortificate: La guerra e le antiche leggende

Bric Rond - Lago Ramella (dei cannoni) - Laghi Gemelli - Lago Drajo - Ricoveri militari - Lago dell'Uomo - Lago Primo - Pian dell'Alpet 

(itinerario percorribile anche in bicicletta)




Dalla stazione d'arrivo della seggiovia posta sul Bric Rond 2540 m, anzichè scendere direttamente nella Conca dei 13 Laghi, ci si porta per sentiero quasi pianeggiante (E.P.T. 4) sotto il torrione roccioso del Cappello d'Envie, quindi si tglia a mezzacosta in direzione S-E fino a raggiungere il grazioso Lago Ramella 2586 m, conosciuto anche come Lago dei cannoni.

Questo toponimo, deriva dal fatto che nei pressi dello specchio, giacciono arrugginiti due affusti di cannone da 149 mm, utilizzati nel corso della guerra contro la Francia (giugno 1940) per colpire i vicini villaggi di La Montà e L'Echalp, collocati nei pressi di Abries.
Chi i trovasse nella zona di prima mattina, osservando attentamente tra l'erba dei prati che ammantano la Conca, non faticherebbe a rinvenire numerosissimi graziosi esemplari di Salamandra lanzai; una varietà melanica di salamandra, presente nelle Alpi Cozie solo nelle contigue Valli del Po, del Pellice e del Germanasca. Questo innocuo animaletto, caratterizzato da una livrea completamente nera (e non pezzata come la sua conspecie più conosciuta - la Salamandra atra) è osservabile solo ad alta quota, nelle giornate di pioggia o nelle ore mattutine in cui i pascoli sono ancora intrisi di rugiada.

Contornato l'invaso si continua fino ad incontrare un crocevia, ove la mulattiera fin qui seguita trova il tracciato (E.P.T. 205) congiungente il Bric Rond con il Passo Cialancia (o Porta della Cialancia) 2683 m. Tralasciato quest'ultimo sentiero si prosegue salendo in direzione S-E, per passare poco a valle del Lago Nero 2626 m, il più elevato di tuttie poi, piegando leggermente a destra (S-O), si lasciano in basso i due Laghi Verdi ed il Lago Lungo 2503 m, per toccare il Lago dei Gemelli o Laghi Gemelli, che assume il toponimo dal fatto che, avendo una forma allungata con strozzatura al centro, tende parzialmente a prosciugarsi, in estate, mettendo in rilievo una striscia fangosa che lo suddivide in due specchi di egual dimensione. Individuato l'emissario dell'invaso, a questo punto lo si segue scendendo fino al grosso e caratteristico Lago Draio 2365 m, che nella conformazione assai complessa ricorda un dragone; una figura fantastica e fiabesca.

Anche a proposito del Lago Draio, detto anche Lago della Carota a causa della sua forma allungata, esiste una curiosa leggenda. Sulle sue sponde, infatti, sarebbe vissuta in età preistorica una tribù di uomini primitivi. Un giorno, alcuni di questi recatisi a caccia, si imbatterono in un curioso e bellissimo uccello che volando a pochi metri da terra urlava le seguenti parole: "Fuggite, fuggite, perchè il lago della Carota strariperà". Recatisi sulle rive dell'invaso essi constatarono impauriti che effettivamente il livello delle acque stava crscendo ed allora, radunati i famigliari e raccolte le poche suppellettili, si misero in salvo sulle alture del Bric Rond e del Cappello d'Envie. In breve, la Conca dei 13 Laghi si riempì d'acqua e quando ne fu colma straripò furiosamente devastando boschi e colture e creando un profondo canalone che ancora oggi costituisce lo stretto Vallone del Clapou. I primitivi, scampati all'inondazione, scesero a valle ove crearono l'insediamento di Ribba, ed iniziarono una nuova vita.
Camminando su un viottolo che sale e scende lungo pittoresche dune erbose, a questo punto ci si porta verso un gruppo di ricoveri militari 2537 m, che furono edificati dalle truppe alpine nel lontano 1907. Tra le casermette, si incontra l'ampio sentiero del Passo Cialancia (E.P.T 205 - volgere a destra), già menzionato in precedenza, per il quale in breve, si raggiunge il Lago dell'Uomo 2360 m, ricchissimo di gizzanti salmerini ed assai caratteristico. Tenendo il sentiero, in breve, si costeggia il Lago Primo 2299 m e, raggiunto un bivio, si può scegliere di far ritorno al
Bric Rond (destra in salita) o calare direttamente sul Pian dell'Alpet (sinistra in discesa - Ore 1.30 l'anello completo).

Il Lago Primo è così denominato in quanto esso risulta il primo specchio d'acqua che incontra, nella Conca, chi sale da Ghigo o chi scende dall'altura del Bric Rond. L'altro invaso citato, invece, trae probabilmente il suo toponimo da un'antica leggenda secondo cui, un ricco pastore della zona, un giorno promise in sposa la sua figliola a chi sarebbe riuscito ad attraversare a nuoto il più grande fra i 13 laghi. Allettato dalla proposta, si presentò al possidente un coraggioso giovane, che chiese di poter effettuare il tentativo non a nuoto, bensì a cavallo del suo più grosso e robusto caprone. Incuriosito, il mandriano accettò la scommessa e, con grande stupore, fu costretto a constatare l'eccezionale facilità con cui il ragazzo (l'Om da cui il lago prese il nome) e la capra superarono la prova. Proprio questa grande facilità e l'eccessiva fiducia nei propri mezzi, però tradirono il pretendente in quanto, per dimostrare il suo valore, egli ripetè più volte l'esperimento fino a scomparire tra i flutti ed annegare miseramente insieme al suo animale.
Per quanto concerne le caserme sopra ricordate, invece, va detto che esse furono costruite a scopo difensivo, per il controllo del vicino confine con la Francia (tracciato sul Colle d'Abries), in un momento in cui i rapporti con la Repubblica transalpina non
erano molto felici a causa di gravi contrasti di carattere economico-politico e dell'ingresso dell'Italia nella Triplice Alleanza, a fianco della Germania e dell'impero absburgico. Le strutture furono poi utilizzate fino al secondo Conflitto mondiale ed in particolare nei tristi giorni del giugno 1940, quando l'esercito italiano si lanciò all'attacco di una Francia ormai dissanguata e schiacciata dalla terribile occupazione delle armate hitleriane.










































Rubrica e reportage fotografico a cura di Luigi Avondo