martedì 19 dicembre 2017

Vallo Alpino: Caposaldo Croce (Bobbio Pellice)


Il Caposaldo del Colle della Croce è quello di cui si hanno meno informazioni, e anche meno strutture ancora visibili. Per raggiungerlo occorre salire dalla Conca del Prà, dove già alla fine dell’800 erano stati costruiti un deposito per la paglia e un ufficio della guardia di finanza. Nel 1915 l’amministrazione militare fece inoltre realizzare in loco il ricovero “Caporale Aglì Giulio”: tale struttura, conosciuta anche come casermetta Mirabores, fu poi recuperata e utilizzata come bivacco invernale del rifugio Willy Jervis, fino ad essere e trasformata nel 2014 in un centro polifunzionale denominato “Mîzoun Peyrota”.
Vicino al rifugio Jervis parte la mulattiera militare per il Colle della Croce, passando dapprima al Colle Coccia (2.196 metri), dove si trovano i resti del ricovero VI, a un solo piano, che poteva ospitare 40 soldati ed era armato con due mitragliatrici. L’edificio, ora in gran parte diruto, aveva il tetto a una sola falda ed era separato dalla parete montuosa da un’intercapedine. Poco oltre si notano e gli scavi dell’opera 18, oggi parzialmente coperti da rocce crollate dalla parete sovrastante, che, secondo i progetti, avrebbe dovuto essere di tipo 15000, armata con 3 mitragliatrici ed un pezzo anticarro. Poco a monte del sentiero sono rinvenibili alcune piazzole e postazioni all’aperto.
La mulattiera continua verso il Colle della Croce, facendo alcuni zig-zag: sulla destra è individuabile, su un dosso roccioso, un appostamento protetto da muri in pietra a secco. Appena prima di raggiungere il colle, a sinistra del sentiero, si trovano i pochi resti del ricovero V, con ciò che rimane di una cucina composta da tre focolari. Sul lato opposto si vede una piazzola con un mucchio di sacchi di cemento, ormai induriti, addossati a una parete rocciosa. Nei pressi del valico si trova, ancora in discrete condizioni, una casermetta dei doganieri, realizzata nel 1892, costituita da un piccolo monolocale in pietra e malta coperto da un tetto piano in legno incatramato.
Proprio alla frontiera con la Francia è visibile un antico cippo di confine, mentre sulle alture che circondano il colle si rinvengono numerosi resti di appostamenti a cielo aperto: a nord una postazione avanzata controllava il sottostante Rifugio Napoleone in territorio francese, mentre un’altra se ne trova un’altra addossata alla roccia e protetta da un muretto; in posizione riparata si trova anche una baracca in pietra. Sul pendio a sud del colle si trovano tre piazzole protette da muretti in pietra a secco: quella più bassa è molto ampia perché è stato effettuato uno sbancamento nella roccia che nei progetti dell’amministrazione militare avrebbe dovuto contenere l’opera 17, di tipo 15000 resistente ai piccoli calibri e armata con due mitragliatrici. Nel 1940 infatti era stato progettato, per il Colle della Croce, un poderoso rinforzo difensivo formato da 4 opere tipo 15000 (oltre alle già citate 17 e 18, le carte indicano anche le opere piccole 16 e 7 sul versante sinistro del vallone, ai piedi della Fiunira), i cui lavori vennero però ben presto interrotti. Più a monte sulla cresta si trovano altri due piccoli ricoveri, addossati alla roccia, e i resti di un ultimo appostamento.




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Vallo Alpino: Caposaldo Colle Croce (Bobbio Pellice)

Opere minori in alta Val Pellice

Nelle carte topografiche settecentesche si trovano numerosissimi riferimenti grafici a piccole opere difensive (ridotte, trinceramenti, campi trincerati) relative all’alta Val Pellice, realizzate con lo scopo principale di rallentare un’offensiva proveniente dalla Francia in seguito alla rivoluzione francese del 1789. 
Questo risulta evidente dalle due “Linee di diffesa” evidenziate ad esempio nella "Carta delle Valli di Luserna, di S.Martino, di Rodoretto e di Masset" (AST Corte, Carte topografiche per A e per B, Lucerna, mazzo 2): la prima parte dalla Conca del Prà e comprende numerose ridotte, trinceramenti e corpi di guardia posti nella zona tra il Colle Barant e la Fionera, scende a Villanova (dove sono indicati alcuni trinceramenti) e risale poi sul versante opposto nel vallone del Rio Pissoi sino alla Punta Fiunira, passando dalle postazioni della Colletta Blancet (Col Bancet). 


La seconda linea di difesa invece seguiva la Comba dei Carbonieri (Valghichard) arrivando alle postazioni del Pont de Subiasc, a valle di Bobbio Pellice, e proseguiva poi nel vallone del Torrente Cruello fino al Col Giulian, difeso da alcuni trinceramenti sia presso il valico che in località Colletta delle Faure (Campo di Faule). 
All’epoca in cui fu realizzata questa carta, i francesi erano già riusciti a sfondare la prima linea di difesa, arrivando all’altezza della borgata Lauset, e avevano installato due “Grandi Corpi di Guardia” presso la Punta Garin e il Bric Bariount. Sono indicati anche un campo trincerato al Gias Superiore (in zona Pian delle Marmotte, ai piedi del Colle Barant), oltre a un’infinità di postazioni minori: al Col Porsel, alle Barricate e alla Maddalena (sopra il Prà), al Castellus (sopra Villanova), in località Santa Maria (presso il Col Content), alla Barma (sul costone che scenda dalla Punta Fiunira), al Giussarant (nel vallone del Cruello), ed altre ancora di cui risulta più difficile individuare la località.


La "Carte topographique des trois vallées de Lusèrne, de Pérouse et de S.Martin" (AST Corte, Carte topografiche segrete, Luserna, 20 A II Rosso), redatta nel 1795 dal cartografo Paisina, indica anch’essa i grandi campi del Gias d’amont e della Faula, le numerose opere presso il Col Barant, le postazioni del Castellus, del Cotes de Sante Marie, del Lauset e del Col Giulian. Sono inoltre disegnate parecchie postazioni e trinceramenti lungo tutto il costone che dalla Barma arriva alla Punta Bruna, passando dalla zona del Col Bancet. 


In più, vengono riportati numerosissimi trinceramenti facenti parte della seconda linea di difesa indicata nella carta di cui si è parlato in precedenza, posizionati in varie località della Comba dei Carbonieri (dorsale Fionira – Sea Bessa, Sapechiot, Rami, Mamauro superiore, di mezzo e inferiore, Forestet, crinale Piatta Brusà – Bouissona) e, sul versante opposto della valle, lungo il crinale tra la borgata Serre Cruel e la Punta Pisset, fino al Ponte Subiasco.
L’importanza delle postazioni sopra descritte ci viene confermata da un documento del 1777 redatto dal Cavaliere di Bernezzo, comandante sabaudo, nel quale vengono proposte due linee difensive di appoggio al Forte Mirabouc, tese ad evitarne l’aggiramento dall’alto, come poi effettivamente avvenuto da parte delle truppe rivoluzionarie francesi nel 1794. La prima aveva capisaldi alla Coccia e alle Barricate, sopra il Prà, con ripiegamento, in caso di necessità, sulla retrostante Serra di Corbarant; la seconda si attestava al colletto delle Faure, tra il Col Bancet e il Col Giulian.
Di tutte queste strutture, purtroppo, non permane quasi nulla di evidente. L’attività umana, le intemperie, l’estrema deperibilità del materiale impiegato per la loro realizzazione (terra, legname, pietra a secco) e, in alcuni casi, il riutilizzo delle postazioni per opere militari successive in quanto punti strategici (specialmente all'inizio del '900), hanno reso difficile l’individuazione sul terreno di tracce chiare.
Tuttavia, alcuni resti dei trinceramenti settecenteschi in pietra a secco sono ancora visibili e/o rilevabili presso le borgate Lauset e Serre Cruel, al Col Bancet e soprattutto nella zona del Colle Barant, sia in località Mait del Prà (poco a monte del giardino botanico “B. Peyronel”) sia il località Colletta – Courbarant. Sempre in quest’area sono ancora rilevabili ruderi di un antico ricovero al Col Porsel e di alcune strutture del campo trincerato del Gias superiore o Gias d’amont, in località Pian delle Marmotte.

Di origine più antica sono le strutture realizzate presso la località “Barricate” di Bobbio Pellice, cosiddetta perché nei paraggi erano state approntate opere di difesa contro le truppe provenienti dalla Francia attraverso il colle dell'Urina, in seguito alla revoca dell’Editto di Nantes nel 1685 ed il riaccendersi delle persecuzioni contro i Valdesi. Per raggiungere questa zona si sale dalla Conca del Prà in direzione del Colle dell’Urina, lungo la mulattiera che attraversa il pianoro delle Grange del Pis degli Uvert, e si arriva sul contrafforte che separa il piccolo vallone della Combalassa dal Vallone dell’Urina. 
La zona delle Barricate fu sede di trinceramenti per lungo periodo: le ritroviamo raffigurate ad esempio nella "Cartografia delle valli valdesi ai tempi della Guerra della Lega d'Augusta" di fine '600indicate come Baricada deta Madalena, o nella già citata “Carta delle Valli di Luserna, di S.Martino, di Rodoretto e di Masset” di fine '700. In un documento di questo periodo le cosiddette Barricate sono in realtà ormai ben poco visibili, e definite solo come "tracce dei trinceramenti fatti durante l'ultima guerra". 
Attualmente sul posto le uniche tracce esistenti possono forse individuarsi in una gradonatura lungo un costone sotto il sentiero. Forse gli ultimi eventuali resti furono utilizzati per costruire il piccolo casotto di ricovero delle guardie di Finanza, presente già ad inizio ‘900 a conferma dell'importanza "strategica" di tale sito.

Delle “Barricate” analoghe a quelle di Bobbio Pellice sono riportate sia dalla “Carta delle Valli del Piemonte abitate dai Valdesi ossia Protestanti" del 1690 del Nolin, sia dalla già citata "Cartografia delle valli valdesi ai tempi della Guerra della Lega d'Augusta", nel territorio di Angrogna, nella zona sopra Pra del Torno. Si tratta con tutta probabilità di strutture realizzate a fine ‘600, nel periodo delle guerre tra valdesi e sabaudi. In questo caso, però, nemmeno il toponimo è sopravvissuto.

Nella carta del Nolin sono indicate, con lo stesso simbolo utilizzato per le strutture fortificate, anche altre due opere di cui non è stata possibile l’identificazione: un “Brun C.” nei pressi di Villanova (forse le attuali Case Brunel oppure la Punta La Bruna sopra l’Alpe Bancet) e un “Pui Castel” a monte di Torre Pellice (forse in zona Sartounet). Le stesse due indicazioni sono riportate anche nella citata “Carta delle Tre Valli di Piemonte” di metà ‘600 e, seppure con grafia leggermente diversa (“Brun” e "Puy Chatel”), nella carta intitolata “Theatre de la guerre en Italie Des Principauté de Piemont, Répubbliquede Genes, Duches de Milan, Plaisance, et confins”, redatta da Dhuelland G. e Jullien R. nel 1748. La località “Brun” è infine indicata sulle pendici montuose sopra il Forte di Mirabouc anche da un’altra carta probabilmente coeva della precedente. Invece il riferimento a “Pui Castel” si ritrova anche nella già citata "Cartografia delle valli valdesi ai tempi della Guerra della Lega d'Augusta".


Alcuni stralci della Cartografia delle Valli Valdesi al tempo della Guerra della Lega d'Augusta





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Opere minori alta in Val Pellice