Salendo verso il Colle d’Abries, dopo Bout du Col la strada attraversa la località Fréiboujo, detta anche “Pian Littorio” durante il periodo fascista. Qui si trovano alcune strutture che risalgono alla prima metà del XX secolo,ma l'uso militare della zona è precedente:
sulla “Guida delle Alpi Occidentali” di Martelli e Vaccarone del 1889, edito
dal Club Alpino Italiano, si legge: “[…]
la strada si divide in due rami che però si ricongiungono nuovamente più
lontano nella regione Fraibugia, presso le rovine dell'antico Baraccone ed ai
piedi della roccia detta Grande Aiuguille”. Effettivamente, nei pressi del
bivio per la mulattiera militare che sale verso il Passo di Viafiorcia
(realizzata nel 1940 per raggiungere la zona della Gran Guglia e la dorsale con la Val Pellice), leggermente a monte della strada sterrata si possono
ancora individuare i ruderi di un edificio
in pietra, che a quanto pare era già definito “antico” e “in rovina” alla fine
dell’800. Nella “Carta degli Stati
Sabaudi” del 1852 in tale zona è indicata una costruzione, con accanto una
scritta interpretabile come “Rupie di
Frai –bouge”. Anche la successiva carta IGM del 1881 riporta la presenza di
una struttura, definita come “Baracca”.
Sul terreno circostante sono inoltre visibili le tracce di alcune piazzole rettangolari,
ospitate in avvallamenti naturali appositamente spianati per ospitare tende o
baraccamenti. Altre due piazzole si
trovano poco sotto, a fianco della strada sterrata. Chissà che non si tratti di
qualche resto delle strutture difensive, indicate nelle carte di fine ‘700,
realizzate con lo scopo di rallentare un’eventuale offensiva proveniente dalla
Francia rivoluzionaria.
Nell’ambito del "Vallo Alpino" venne edificata la stazione di monte della teleferica che sale da Bout du Col. La costruzione di questa infrastruttura, inizialmente inserita nel programma lavori 1940-41, subì alcuni ritardi e ripensamenti a causa della scarsità di risorse economiche disponibili. La teleferica era azionata tramite un acquedotto a monte di Fréiboujo che trasportava l'acqua alla stazione di arrivo, dove veniva messa nelle benne discendenti che per gravità scendevano a valle, consentendo di far risalire un peso corrispondente. Benché fosse ufficialmente definita una teleferica “portaferiti”, che avrebbe dovuto servire a evacuare rapidamente i feriti in caso di combattimento in zona, non risulta sia mai stata utilizzata per tale scopo, mentre è stata invece usata per portare a valle militari vittime di assideramenti e, continuamente, per portare in quota uomini, armi e materiali anche per costruire le altre strutture in quota che compongono il Caposaldo Abries.
Nel pianoro a nord della strada sono ancora visibili molti dei basamenti dei cavalletti che sostenevano la teleferica, situati a distanza ravvicinata. È la conseguenza di un'esigenza tecnica che nasce dalla necessità di far passare un valico alla teleferica: in sostanza succede che se la fune portante si piegasse in modo repentino, gli sforzi cui sarebbe sottoposta comprometterebbero la sopravvivenza dell'impianto. Il cavo perciò deve sempre essere posato sui cavalletti libero di assumere la cosiddetta forma a “catenaria”, che è caratteristica di una fune o catena sospesa fra due sostegni. Questo deve succedere anche quando la curva è al rovescio: la fune deve avere la stessa forma ma con la curva verso l'alto. Per ottenere questo risultato, non potendo contare sulla forza di gravità, occorre calcolare che forma deve avere e predisporre una serie di sostegni che la determinino in modo forzoso.
Alle spalle della stazione della teleferica si trova il ricovero II, una casermetta realizzata tra il 1939 e il 1940 quasi a ridosso della parete rocciosa: a un solo piano e pianta rettangolare, poteva ospitare 40 soldati. A entrambe le costruzioni è stata smontata la copertura dopo la guerra. Nei pressi si rinvengono alcune postazioni all’aperto, protette da terrapieni, e poco più a monte una grande piazzola rettangolare, in un avvallamento naturale del terreno.
Sul versante opposto della vallata rispetto a Pian Littorio, in località Fontanone, dove la vecchia mulattiera che passa per il Raccias si congiunge alla pista sterrata che sale da Bout du Col, si trovano i ruderi dell’opera 11, una struttura di tipo 15000 che puntava in direzione del Col d’Abries e che è stata fatta saltare in base agli accordi del dopo guerra, i quali prevedevano la distruzione delle strutture militari entro una certa distanza dal confine. Sul dosso a nord-est è individuabile una postazione all’aperto, da cui si poteva controllare il fondovalle. Poco più in basso sullo stesso versante si trovano anche i resti di un piccolo fabbricato, che era sede della Milizia Confinaria ed è noto nella toponomastica locale come “La baracco dî prepozé”, la “baracca dei preposti”, intendendo i preposti al controllo delle frontiere. L’edificio, che risale probabilmente alla fine dell’800 (come gli analoghi ricoveri del Lago Verde e del Col d’Abries Vecchio), è a pianta quadrata, costruito in pietra “quasi” a secco e intonacato sia internamente che esternamente. Si trovava in un punto strategico, in una strettoia che costituiva un passaggio obbligato per i transiti da e verso la Francia attraverso il Col d’Abries. Un rapporto degli anni ’20 giudicava l’edificio “agibile e in buono stato”. Attualmente, il tetto e parte dei muri sono crollati.
Sul versante opposto della vallata rispetto a Pian Littorio, in località Fontanone, dove la vecchia mulattiera che passa per il Raccias si congiunge alla pista sterrata che sale da Bout du Col, si trovano i ruderi dell’opera 11, una struttura di tipo 15000 che puntava in direzione del Col d’Abries e che è stata fatta saltare in base agli accordi del dopo guerra, i quali prevedevano la distruzione delle strutture militari entro una certa distanza dal confine. Sul dosso a nord-est è individuabile una postazione all’aperto, da cui si poteva controllare il fondovalle. Poco più in basso sullo stesso versante si trovano anche i resti di un piccolo fabbricato, che era sede della Milizia Confinaria ed è noto nella toponomastica locale come “La baracco dî prepozé”, la “baracca dei preposti”, intendendo i preposti al controllo delle frontiere. L’edificio, che risale probabilmente alla fine dell’800 (come gli analoghi ricoveri del Lago Verde e del Col d’Abries Vecchio), è a pianta quadrata, costruito in pietra “quasi” a secco e intonacato sia internamente che esternamente. Si trovava in un punto strategico, in una strettoia che costituiva un passaggio obbligato per i transiti da e verso la Francia attraverso il Col d’Abries. Un rapporto degli anni ’20 giudicava l’edificio “agibile e in buono stato”. Attualmente, il tetto e parte dei muri sono crollati.
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