mercoledì 11 luglio 2018

Ricoveri per il controllo della frontiera con la Francia (Prali)



Salendo verso il Colle d’Abries, dopo Bout du Col la strada attraversa la località Fréiboujo, detta anche “Pian Littorio” durante il periodo fascista. Qui si trovano alcune strutture che risalgono alla prima metà del XX secolo, ma l'uso militare della zona è precedente: sulla “Guida delle Alpi Occidentali” di Martelli e Vaccarone del 1889, edito dal Club Alpino Italiano, si legge: “[…] la strada si divide in due rami che però si ricongiungono nuovamente più lontano nella regione Fraibugia, presso le rovine dell'antico Baraccone ed ai piedi della roccia detta Grande Aiuguille”. 
Effettivamente, nei pressi del bivio per la mulattiera militare che sale verso il Passo di Viafiorcia (realizzata nel 1940 per raggiungere la zona della Gran Guglia e la dorsale con la Val Pellice), leggermente a monte della strada sterrata si possono ancora individuare i ruderi di un edificio in pietra, che a quanto pare era già definito “antico” e “in rovina” alla fine dell’800. Nella “Carta degli Stati Sabaudi” del 1852 in tale zona è indicata una costruzione, con accanto una scritta interpretabile come "Rupie di Frai -bouge". Anche la successiva carta IGM del 1881 riporta la presenza di una struttura, definita come “Baracca”. Sul terreno circostante sono inoltre visibili le tracce di alcune piazzole rettangolari, ospitate in avvallamenti naturali appositamente spianati per ospitare tende o baraccamenti. Altre due piazzole si trovano poco sotto, a fianco della strada sterrata. Chissà che non si tratti di qualche resto delle strutture difensive, indicate nelle carte di fine ‘700, realizzate con lo scopo di rallentare un’eventuale offensiva proveniente dalla Francia rivoluzionaria.

Vista da Pian Littorio verso est, dove si trovano la vecchia "baracca", le piazzole e la mulattiera del Passo Viaforcia
I resti della "baracca"
Una delle piazzole

















Sul versante opposto della vallata rispetto a Pian Littorio, in località Fontanone, dove la vecchia mulattiera che passa per il Raccias si congiunge alla pista sterrata che sale da Bout du Col, si trovano i resti di un piccolo fabbricato, che era sede della Milizia Confinaria ed è noto nella toponomastica locale come “la baracco dî prepozé”, la “baracca dei preposti”, intendendo i preposti al controllo delle frontiere. L’edificio, che risale probabilmente alla fine dell’800, è a pianta quadrata, costruito in pietra “quasi” a secco e intonacato sia internamente che esternamente. Si trovava in un punto strategico, in una strettoia che costituiva un passaggio obbligato per i transiti da e verso la Francia attraverso il Col d’Abries. Un rapporto degli anni ’20 giudicava l’edificio “agibile e in buono stato”. Attualmente, il tetto e parte dei muri sono crollati. Poco al di sopra si trovano i resti di una struttura realizzata negli anni '40 nell'ambito del "Vallo Alpino". 




Se si segue il sentiero che porta al Colle d’Abries Vecchio, circa 600 metri sotto il valico, ci si imbatte in un’altro ricovero, posto in posizione dominante sul fondovalle: di forma rettangolare, aveva alcune feritoie sulle pareti di pietra e presenta ancora resti dei ferri che sostenevano il tetto, ormai crollato come parte dei muri perimetrali. Risale probabilmente anch'esso alla fine dell’800 o ai primi anni del ‘900, in quanto risultava già indicato nelle mappe IGM degli anni ’30 ed era giudicato “agibile e in buono stato” negli anni ‘20. Nei dintorni si trovano resti di strutture realizzate tra gli anni '30 e '40 nell'ambito del "Vallo Alpino".




Pochi sanno che anche l’attuale Rifugio “Severino Bessone” nei pressi del Lago Verde era un tempo un piccolo ricovero militare, probabilmente coevo dei precedenti, realizzato per il controllo della frontiera con la Francia. Nel 1925 i servizi segreti francesi rilevavano che l’edificio, un semplice monolocale con tetto a due falde, era stato sistemato dagli alpini del 3° reggimento. La struttura venne recuperata tra il 1967 e il 1968 dal CAI Val Germanasca che realizzò un bivacco, successivamente ampliato e trasformato in un vero e proprio rifugio negli anni ’70, poi nuovamente ingrandito negli anni ’80, e infine completamente ristrutturato tra il 2007 e il 2010.

Il ricovero del Lago Verde dopo la guerra
Il ricovero adattato a bivacco nel 1968


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