martedì 27 settembre 2022

Il Caposaldo Castello-Pleyne-Casteldelfino (o sbarramento arretrato di Casteldelfino)

Risalendo la Val Varaita, prima dell’abitato di Casteldelfino, svoltando in direzione delle borgate Bertines, Alboin e Serre, si raggiungono le opere che componevano il Caposaldo Castello-Pleyne-Casteldelfino. Dalla frazione Alboin, imboccando il sentiero tra le case oltre la fontana sino al primo bivio, risalendo verso monte si giunge, in pochi minuti, alla costruzione in cemento che costituiva il Centro 360.

L’Opera, di tipo 7000, ben mimetizzato con una copertura in roccia, consta di un ingresso che conduce a due postazioni per mitragliatrici e presenta ancora la pregevole scritta, in stile lontamante futurista, posta sull’ingresso, con il motto della Guardia alla Frontiera (dei sacri confini guardia sicura).


Tornando sui propri passi verso la frazione Alboin, avviandosi per alcune centinaia di metri verso le Grange Pralambert e quindi verso la mulattiera che sale da Bertines, si rinviene una bella radura con in mezzo il Centro 360bis. Anch’essa opera di tipo 7000 mimetizzata con copertura in roccia, constava di un piccolo ricovero e una mitragliatrice, nonché un collegamento fotofonico con la precedente 360.


Sono, invece, poste sul fondovalle, nei pressi della strada provinciale, le altre opere del caposaldo. Nei pressi del cimitero di Casteldelfino, con un po’ di attenzione si evincerà facilmente la presenza dell’Opera 363, apparentemente mimetizzata da malga alpina in centro al prato davanti al cimitero. Del pari, poche decine di metri più in basso verso la provinciale, il piccolo caseggiato ivi presente è, in realtà, l’Opera 363bis. Sono apprezzabili i finti camini, il rivestimento ed addirittura le finte finestre, volte a nascondere ad un ipotetico invasore le quattro mitragliatrici (due per ciascuna opera) poste a guardia della strada proveniente da Casteldelfino.


Da qui, dirigendo lo sguardo a monte, si può notare nel bel mezzo del prato soprastante, a metà strada tra il cimitero e la frazione Bertines, un’altra apparentemente mimetizzato da malga alpina. Questa è, in realtà, l’osservatorio Bertines, un malloppo in cemento con finti camini, avente feritoie e osservatori sui quattro lati della costruzione, nonché fotofoniche idonee a comunicare con le altre opere circostanti.

Nella soprastante borgata Bertines, sulla destra guardando verso monte si rinviene, poi, l’Opera 361, che ormai è stata affiancata dalla costruzione di altri edifici che, tuttavia, ne fanno apprezzare l’operazione di mascheramento.

Attraversato l’abitato dei Bertines, prendendo il sentiero a sinistra della Cappella si scorge, in breve, l’Opera 362, la cui copertura è interamente coperta da un manto erboso che ne cela le reali dimensioni. Questa, infatti, è l’opera più estesa del caposaldo e constava di un ricovero per una dozzina di uomini e tre casematte per mitragliatrici.

Centro 364bis - Foto di Luca Grande, Andrea Panin e Gabriele Ricotto

Sul versante destro del Varaita, invece, sulla parete decisamente più scoscesa, si rinvengono le Opere 364 e 364 bis, costruite secondo i dettami della Circolare 200. Poste esattamente dirimpetto alle Opere 363 e 363 bis, dell’Opera 364 su scorge con facilità il malloppo franato a causa dell’erosione del terreno da parte del torrente. L’opera era costituita da un piccolo ricovero che conduceva proprio al malloppo franato.

L’Opera 364 bis è invece posta più in alto ed è realizzata in caverna dentro allo sperone roccioso che sovrasta il Varaita. Si possono agevolmente scorgere l’ingresso nella roccia e il malloppo per cannone e mitragliatrice.

Completavano il Caposaldo un piccolo posto di osservazione situato nei pressi delle grange della località Pralambert, una piccola caverna di comando sita in località Torrette e soprattutto l’imponente Caserma Conte di Bricherasio sita in prossimità del centro di Casteldelfino e idonea ad ospitare la sede del comando di settore e circa 200 uomini.

Sbarramento arretrato Casteldelfino

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