martedì 27 settembre 2022

Altri castelli in Val Varaita

 1)        Il Castello di Brossasco

Posto in bassa Val Varaita, Brossasco si trova al centro dei territori che furono invasi dai saraceni alla fine del X secolo. Oltre al già citato carnevale della Baìo, un altro indizio di tale presenza lo si ritrova proprio nello stemma comunale di Brossasco, l’unico della zona a contenere due lune crescenti e due teste di moro. Ciò ha indotto, addirittura, a ritenere che Brossasco sia nato dallo stanziamento in loco di alcuni gruppi di saraceni. Di certo v’è che nel XI secolo fu eretto un castello con una torre di avvistamento, che fu assoggettato al dominio di vari signori feudali, dai Verzuolo ai Marchesi di Busca, sino ad essere coinvolto nelle guerre civili tra Federico II di Saluzzo e il fratello Galeazzo. Il Castello fu “distrutto nel XVII secolo. Unica testimonianza della struttura fortificata del borgo è oggi una torre-porta arricchita da alcuni dipinti.”[1].

2)        Il Castello Porporato di Piasco

Piasco, unitamente a Costigliole, costituisce il punto di accesso al versante sinistro della Val Varaita. “A sottolineare la sua importanza strategica fin dall’alto medioevo, Piasco è sede di importanti opere difensive; nel 1037 il vescovo di Torino Landolfo cura la costruzione di un castello con due torri a difesa del borgo e a controllo della valle. La fortezza è collocata in un sistema comprendente i castelli di Costigliole, Rossana e Venasca, a contatto diretto tra loro mediante torri di avvistamento.”[2].

Il territorio di Piasco vide avvicendarsi il Vescovo di Torino con i Signori di Verzuolo e Venasca e in seguito con il Marchesato di Saluzzo. Passato ai Savoia, questi infeudarono nel castello, nel 1589, i Porporato di Sampeyre. “Durante le guerre per la reggenza[3], la costruzione fu completamente distrutta, tanto che i signori locali iniziarono la costruzione di un nuovo castello su progetto del Castellamonte. Ancora oggi la struttura, situata vicino ai resti e al torrione del castello precedente, presenta una pianta a C che avvolge il cortile centrale ed è articolata su tre piani: il piano terreno è caratterizzato su tre lati da un porticato, ed il corpo centrale presenta inoltre un loggiato al piano nobile.”[4].

3)        Il Castello dei Conti Gazelli di Rossana

Le vicende di Rossana seguono, pressappoco, quelle dei paesi limitrofi in bassa Val Varaita. Il nucleo originario del castello fu eretto nell’XI secolo dal Marchese di Busca.

“Nel  XV secolo si impossessò della costruzione un avventuriero guascone, un certo Arcimbaldo di Abzat che fece del castello il ricovero per le sue truppe e la base di partenza per le frequenti scorrerie che terrorizzarono e devastarono i paesi circostanti. Tutto ciò durò parecchi anni, fino a quando il duca Ludovico di Savoia, con le sue truppe, non riuscì ad impadronirsi del castello e ad impiccare Arcimbaldo.”[5].

Il castello fu assegnato al Marchese di Romagnano nel 1458, ma due secoli dopo, coinvolto nelle guerre per la reggenza, il castello fu assediato e distrutto dal principe Tommaso di Savoia.

“Nuovamente ricostruito, fu ceduto alla famiglia dei conti Gazelli di Rossana, la cui ultima discendente, contessa Idalberta, cedette il castello con i boschi circostanzi al Comune”[6].


“Il 9 novembre 2011, probabilmente a cause delle forti piogge, crollò la torre.
Le rovine consentono ancora di valutare la complessità del massiccio castello: rimangono parte delle mura perimetrali, la base della torre, un monumentale arco d’ingresso, una piccola cappella e ampi locali con volte a botte.”
[7].

Oggi i resti del castello, invasi dalla vegetazione, giacciono abbandonati sul rilievo che sovrasta il paese ed è raggiungibile con una camminata di una mezz’ora che diparte dalla chiesa parrocchiale.

4)        Il Castello di Villa Sant’Eusebio (Casteldelfino)

L’antico abitato di Casteldelfino era denominato Villa Sant’Eusebio e “secondo la tradizione nel 1391 venne distrutto da un’alluvione. Il paese venne quindi ricostruito con il nome di Castrum Delphini, ad indicare il castello voluto nel 1336 da Umberto II Delfino di Vienne.”[8].

Il castello fu al centro delle guerre di religione di fine ‘500 e vide plurimi passaggi delle truppe ugonotte con le conseguenti devastazioni del territorio. Casteldelfino, inoltre, fu più volte contesa tra francesi e sabaudi, sino a divenire definitivamente dominio del Regno di Sardegna dopo il Trattato di Utrecht del 1713.

“Si hanno precise notizie sulle caratteristiche del castello grazie al resoconto contabile redatto da Raimondo Chabert, presentato alla Camera Delfinale nel settembre del 1336 e oggi conservato presso gli Archivi dell’Isère a Grenoble. Del castello rimane traccia dell’edificio preminente, definito “palacium”, che in origine era alto 23 metri e venne descritto così: “Al primo piano vi è una cucina con corpo di guardia ed armeria. Il secondo piano è formato da un’unica vastissima sala-dormitorio illuminata da ben 16 finestre, quattro per lato. Al terzo piano, il solaio. Tutto attorno al castellaccio, di forma quadrata, c’è un cortile recintato da mura che poggiano su paurosi strapiombi. Un ponte levatoio pone in comunicazione il palazzo con un’altra costruzione che sorge su un piccolo sperone roccioso, è un torrione che sovrasta il castello, posto di osservazione ed estrema difesa della guarnigione.” Nella relazione è detto che il “Castrum super villam Sancti Eusebii” verra’ chiamato “ Castrum Dalphini”.”[9].

Il castello venne infine distrutto dalle truppe piemontesi comandate da Carlo Emilio S. Martino, marchese di Parella nel 1690 nell’ambito del conflitto con la Francia e in seguito ulteriormente rimaneggiato nell’ambito delle già descritte schermarglie franco-sabaude nell’ambito della guerra di successione austriaca. Oggi ne restano alcuni ruderi sul poggio che sovrasta il paese.

5)        La Rocca di Bellino e il Castello di Pontechianale

Essendo Bellino e Pontechianale i territori posti a ridosso del confine, essi furono, storicamente, le prime roccaforti difensive per la Val Varaita. Entrambe, pertanto, furono dotate nell’antichità di opere fortificate, di cui oggi si è completamente persa traccia.

Entrambe furono originariamente feudo dei Marchesi di Busca e dei signori di Venasca e poi territorio del Marchesato di Saluzzo; ciò sino a divenire nel XIII secolo parte integrante dell’Escarton di Casteldelfino. Fu in tale epoca che venne edificata la Rocca di Bellino, sotto Guido VI di Vienne. Progressivamente distrutta e rimaneggiata a causa delle frequenti incursioni dei francesi, degli ugonotti e dei sabaudi, essa venne definitivamente distrutta nel XVIII secolo durante la guerra di successione austriaca.

Simili furono le vicende del Castello di Pontechianale, di cui oggi rimane soltanto il toponimo della frazione Castello.


 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Seren Rosso R.-Guglielmo M., Op. cit., p. 253.

[2] Rovere C., Op. cit., p. 305.

[3] Le guerre per la reggenza, dette anche guerra civile piemontese, furono scontri in cui le due fazioni - denominmate principisti e madamisti  si contesero il potere sul ducato di Savoia dopo la morte del duca Vittorio Amedeo I nel 1637. I madamisti, filo-francesi, appoggiavano la vedova del duca, la "madama reale" Maria Cristina, sorella del re di Francia Luigi XIII e reggente del ducato per i figli, prima Francesco Giacinto (fino alla sua morte nel 1638) e poi Carlo Emanuele II. I principisti, filo-spagnoli, appoggiavano invece i fratelli del duca defunto, Tommaso di Savoiaprincipe di Carignano, e il cardinale Maurizio, che parteggiavano per la Spagna e si opponevano alla reggenza della cognata.

[4] Seren Rosso R.-Guglielmo M., Op. cit., p. 256.

[5] Ibidem, p. 257.

[6] Ibidem

[7] http://archeocarta.org/rossana-cn-resti-del-castello/

Rossana - Castello - Foto di Luca Grande e Simona Pons

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