1)
Sottosettore VII/B – Gruppo Colli
Centrali – Caposaldo Saurel
Caserma Fonte Tana - Fotografia di Simona Pons
Su un piccolo
poggio soprastante, poi, si rinvengono i resti – anch’essi demoliti come per le
altre opere della zona – della Postazione O, piccolo ricovero con due armi.
Nella vegetazione sottostante si giunge, poi, ad un piccolo sentiero che
fungeva da collegamento delle opere della conca. A destra dello stesso si possono
incontrare i ruderi del Ricovero XIV, edificato in caverna per ospitare fino a
60 uomini. A sinistra, invece, la Postazione 149 e poco sopra di essa la
Postazione 150, erano due opere 7000 armate con due mitragliatrici.
Resti del Centro 12 - Fotografia di Davide
Bianco, Luca Grande e Simona Pons
Scendendo ulteriormente,
non è difficile rinvenire i grossi blocchi che coprono quel che fu l’ingresso
del Centro 11, opera di tipo 200 coeva del Centro 12. All’interno un piccolo
ricovero ospitava una ventina di uomini e le quattro armi battevano il
versante.
Ingresso del Centro 12bis - Fotografia di Davide
Bianco, Luca Grande e Simona Pons
Tornando alla
Capanna Mautino e risalendo il pendio dietro di esso, si rinviene un fosso
anticarro, all’estremità sinistra del quale si rinviene la Postazione 101.
Proseguendo,
poi, la discesa verso il lago Nero, dapprima si incontrano i resti della
Postazione R, quindi, giunti al parcheggio delle Grange Serveirettes, si
possono scorgere nel bosco i resti della Postazione 126.
Giungendo sul
costone che finisce nel lago, poi, è agevole rinvenire il sentiero roccioso che
conduce al Centro 10, uno dei più estesi del settore. Realizzato su due
livelli, il primo constava di un ricovero per una trentina di uomini e di due
postazioni per artiglieria per battere il lago e altre quattro per coprire le
Grange Serveirettes. Il livello inferiore, munito anch’esso di un piccolo
ricovero, vedeva le proprie gallerie diramarsi verso due diverse casematte per
cannoni anticarro.
Giunti al lago Nero, ai 2021 metri del rifugio del III Alpini, si
possono agevolmente scorgere i resti della Postazione 99, facente parte del
Caposaldo Begino. Proseguendo oltre, in direzione Fonte Tana, si oltrepassa ciò
che rimane della Postazione 148 e una volta giunti alla fontana ormai secca,
appare innanzi a noi la Casermetta di Fonte Tana. Questa, realizzata su due
piani, poteva ospitare oltre cento uomini ed era dotato anche di centralino
telefonico collegato con le caserme di Bousson.
2)
Sottosettore VII/B – Sbarramento
arretrato Monte Cruzeau
Lo
sbarramento arretrato di Monte Cruzeau, incuneato tra i vari capisaldi del
Gruppo Centrale, constava di tre postazioni di tipo 7000 realizzate sul
fondovalle della Ripa all’altezza del Ponte Freddo. Qui eranvi le opere 181,
con tre mitragliatrici poste sulla sponda sinistra prima del ponte, 182 con due
mitragliatrici poste sul lato destro della vallata oltre il ponte e poco più a
monte l’opera 183 per controllare la strada discendente dal Sestriere.
Di tali opere non resta pressoché nulla se non poche tracce assorbite
dalla vegetazione.
3)
Sottosettore VII/B – Gruppo Colli
Centrali – Caposaldo Begino
Il caposaldo
aveva lo scopo di intercettare eventuali incursioni dai Colli Bousson e Bourget
e vedeva le proprie opere stanziate tra le Grange Servierettes, il Lago Nero e
la Cima Fournier.
«all’altezza di Peira Roia, all’esterno
di un tornante, si scorgono in alto i ruderi del blocco d’ingresso del Centro 8
ter, un’opera di tipo 200 realizzata nel 1931-32, caratterizzata da una pianta
a « T » e munita di tre casematte metalliche per mitragliatrici.»[1]. L’opera era dotata di
un ampio ricovero per ospitare una ventina di uomini. Attulmente, in seguito
alle demolizioni, l’opera è visitabile con molta difficoltà.
Dall’opera 8
ter, spingendosi a mezza costa verso nord, in direzione Costa Gran Cottas, si
raggiunge la Postazione T, ricovero in caverna per una quindicina di uomini,
sovrastata dalla Postazione U, analoga alla prima ma costruita a forma di
cavallo con due ingressi diversi.
Proseguendo
lungo la strada si incontra, poi, la Postazione 97, monoblocco di tipo 7000 con
un piccolo ricovero e due postazioni per un cannone anticarro e una
mitragliatrice. Proseguendo oltre, nei pressi degli ultimi tornanti e all’altezza
della sorgente di Peira Roia all’altitudine di 2120 metri, si rinviene il
Centro 8 bis. Questo, dotato di un piccolo ricovero interno, portava in
galleria a tre malloppi situati su livelli diversi che erano armati per 9
mitragliatrici in tutto. La strada prosegue, poi, lasciandosi sulla destra le
Postazioni 95 e 96, analoghe alla precedente opera 97.
Giunti al
Colle Begino ci si porta lungo la dorsale sinistra in direzione del Monte
Corbioun, ove si rinvengono facilmente i ruderi del malloppo della Postazione Z
che attraversava il crinale contenendo un piccolo ricovero e giungendo ad un
malloppo per mitragliatrice. Poco a monte era sita la Postazione Y annessa al
Ricovero XIX, similare ai precedenti.
Sulle pendici
del Monte Courbioun era, invece, sito il Ricovero XVIII, grande opera in
caverna idoneo ad ospitare fino a una sessantina di uomini.
Dal Colle
Begino, invece, lungo il versante opposto, al riparo dalla cresta di incontra
un piccolo fabbricato che fungeva da corpo di guardia per l’adiacente Batteria
B11 (o 611° Batteria GaF). Questa, di dimensioni notevoli, si sviluppava in
caverna lungo tutta la dorsale, andando ad affacciarsi sul Vallone di Chabaud.
L’opera vedeva un piccolo ricovero e un magazzino per munizioni e si sviluppava
in modo da condurre a sei diversi malloppi che battevano i due valloni. La
batteria è ormai inagibile a causa delle demolizioni e delle frane interne che
ne hanno occluso l’ingresso.
Proseguendo
oltre ci si avvia verso le pendici del Monte Begino. Qui si rinvengono quasi
subito i resti del Centro 7, posto ormai a poche centinaia di metri dal confine
di Cima Fournier. « Realizzata nel 1938-1939 si sviluppava con un fitto
meandro di galleria distribuite su diversi livelli di quota, che si spingevano
sino alla sommità del rilievo, con un armamento di otto mitragliatrici.»[2]. L’opera, al suo
interno, conteneva un ricovero per circa 35 uomini, nonché un posto di comando
dell’opera destinato agli ufficiali ed era dotato altresì di un pozzetto Zara
che sbucava sulla sommità della cresta sovrastante. Ciò rendeva il Centro 7
l’opera più complessa del settore ed è ancora oggi accessibile seppur con molta
attenzione.
Ritornando sui propri passi sino al Colle Begino e da qui scendendo
lungo la Roche Corbe-Monte Courbioun-Colle Begino, si giunge rapidamente ad un
ampio piazzale da cui diparte sulla sinistra la Courbioun-Petit Cric, seguendo
la quale si giunge alla Postazione X. Quest’opera in caverna, adatta ad
ospitare una quindicina di uomini, è similare alle altre Postazioni del caposaldo.
Proseguendo la strada sulle pendici del Petit Cric, si trovano i ruderi del
Ricovero XVI, in caverna, e poco distante la Postazione V, ricovero in caverna
al servizio di due mitragliatrici.
4)
Sottosettore VII/B – Gruppo Colli
Centrali – Caposaldo Chabaud
Il caposaldo
si sviluppa nel vallone Chabaud, laterale rispetto alla Val di Thuras. Poco al
di sotto dei 2000 metri di altitudine, ormai fuori dai boschi, sono ben
visibili i resti della Caserma XVI. Questa è un edificio di due piani con
locale servizi igienici leggermente distaccato dal corpo centrale e una piccola
caponiera posta all’estremità.
Da tale
punto, risalendo la pista verso la cresta del Monte Giassez, si oltrepassano
due magazzini e una volta in cresta si possono scorgere gli scarsi resti (i
camini di ventilazione) del Ricovero XXI, ormai inaccessibile per via degli
ingressi franati. A poca distanza si scorgono anche i pochi resti della
Postazione D, armata con due mitragliatrici.
Ridiscendendo
il pendio e imboccando la strada verso il Colle Chabaud, si attraversano alcune
spianate su cui sono ben visibili due distinti fossi anticarro. Sopra il
secondo di questi tronvansi la Postazione A, per una quindicina di uomini e due
mitragliatrici e poco più avanti la Postazione B, identica alla prima.
Risalendo
ulteriormente si incontra il terzo fosso anticarro, ai cui due estremi furono
realizzati due opere: il Centro 6, con un ampio ricovero e due malloppi di
artiglieria posti su due livelli e il Centro 5, molto simile ma con una
casamatta in più per artiglieria.
A monte del
Centro 6 si rinvengono, poi, i resti della Postazione 94, tipo 7000 per due
mitragliatrici e sopra di esso il ricovero XX, in caverna e a ferro di cavallo.
A proteggere quest ultimo esisteva anche la Postazione F, in caverna e per due
mitragliatrici, molto simile alle prime postazioni viste nel caposaldo.
Ritornando
alla mulattiera che risale il vallone, si prosegue sino a poter osservare su
uno sperone roccioso ai lati della valle – a quota 2250 circa – i due malloppi
del Centro 4. Questi, con un lungo sviluppo in caverna, conteneva un ricovero
con centro di comando, un malloppo per mitragliatrice, una lunga diramazione
atta a condurre ai malloppi visti in roccia dall’esterno e un lunghissimo
corridoio idoneo a portare sino ad una torretta di osservazione funzionale a
controllare il territorio francese antistante il Colle Chabaud.
Proseguendo
oltre la salita al Colle si oltrepassano i resti della Postazione C e del
Ricovero XXII e si giunge quindi al Centro 3, l’opera più estesa del caposaldo,
con un grande ricovero e quattro punti di fuoco posti su tre livelli diversi e
idonei a coprire quasi 270 gradi.
Dal colle, risalendo verso la Cima Dorlier, si incontrano ancora, in
serie, le Postazioni G, H e in ultmo la Postazione E e il Ricovero XXIII, posti
ormai a oltre 2700 metri di quota, appena sotto la cima. Questi sono, in tutto
e per tutto, similari alle postazioni e ai ricoveri precedentemente incontrati
e descritti.
5)
Sottosettore VII/B – Gruppo Gimont –
Caposaldo Punta Rascià
Resti di un malloppo della Batteria B12-
Fotografia di Luca Grande, Andrea Panin e Gabriele Ricotto
Il Ricovero Giberti- Fotografia di Luca Grande,
Andrea Panin e Gabriele Ricotto
Sempre sulla
stessa cresta rocciosa si trovano i Centri 52 (opera 200 mai completata di cui
rimangono pochi resti dei blocchi armati, mai collegati tra loro) e 20 (opera
sempre di tipo 200 ma molto più ampia della precedente, dotata di generatore,
ricovero per circa 15 uomini, magazzini e locali logistici). La zona era poi
dotata di innumerevoli locali di servizio, postazioni e ricoveri le cui
strutture oggi sono difficilmente leggibili a causa delle opere di demolizione
e dei successivi interventi sul territorio. Menzioniamo, per completezza, come
esistessero il Ricovero VIII, la Postazione I, il Ricovero VII, le Postazioni
K, H e G e in ultimo il Ricovero III.
In un piccolo
vallone laterale si trovava, poi, la Postazione 55, oggi demolita per erigervi
sopra uno chalet.
Ingresso della Postazione 130 - Fotografia di
Luca Grande, Andrea Panin e Gabriele Ricotto
6)
Sottosettore VII/B – Gruppo Gimont –
Caposaldo Monti della Luna
Le opere del
caposaldo sono poste nella zona percorsa dalla strada Colle Bercia – Roc La
Luna: nei pressi del caposaldo precedente si trova la Postazione 150 (opera
7000 realizzata nel 1939 con due mitragliatrici con casematte contrapposte); la
Postazione 130, invece, risulta essere ridotta a ruderi che a stento lasciano
intuire la sua funzione di difesa della cima Saurel. Nei pressi di tale
postazione, sulla cresta che scende verso il Lago Nero «si trova un piccolo
N.A.S. in calcestruzzo per una mitragliatrice. I N.A.S., nucleo armi
supplementari, erano postazioni aggiuntive realizzate per completare la
sistemazione difensiva. Di norma erano armati con mitragliatrici, a volte con
mortai, raramente con cannoni anticarro. Le strutture potevano essere a livello
di opera campale in pietrame sino ad arrivare ad impianti in calcestruzzo,
anche di particolare qualità»[3]
I centri del
caposaldo (si tratta dei centri 13, 14, 15 e 16), realizzati tra il 1931 e il
1932, sono quasi tutti localizzati sulla cresta che risale il Roc La Luna e
costruiti a ridosso degli speroni rocciosi con collegamenti interni con
gallerie che permettevano una difesa a tutto campo Resti di malloppi sotto il Roc la Luna-
Fotografia di Luca Grande, Andrea Panin e Gabriele Ricotto
Dal Poggio di Brusaille si affacciavano verso il Lago Nero un rifugio
della M.V.S.N. (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, composta da Carabinieri
Reali e da Guardia di Finanza) di cui sono visibili ancora le mura perimetrali,
l’Osservatorio di Cima Saurel e il Bivacco XXVIII realizzato nel 1939.
7)
Sottosettore VII/B –
Gruppo Monginevro – Caposaldo Rocca Clarì
Lungo la
strada di Valle Gimont, all’altezza del pianoro della Grangia La Coche, si
trovano i ruderi delle Postazioni 122 e 121: entrambe opere di tipo 7000,
mentre la prima ospita al suo interno anche un piccolo ricovero oltre alle due
postazioni per mitragliatrici, la seconda, oggi poco visibile, ne ospitava
soltanto una. Tali postazioni difendevano l’imbocco al caposaldo Clarì ove
erano raggruppati una serie di centri di resistenza, numerose altre postazioni
e un ricovero in caverna costruiti intorno al 1940.
Nelle
vicinanze dell’imboccatura del pianoro si trovava il Centro 23: una struttura
particolarmente articolata ed ampia con un ricovero atto ad ospitare fino a 23
uomini e due postazioni per mitragliatrici in casamatta. Sulle pendici nelle
vicinanze si può riconoscere l’abbozzo del cantiere di quella che sarebbe
dovuta essere l’Opera 23 A, un’opera di tipo 15000 su due piani mai realizzata.
Dalla sommità della Rocca Clarì si rinvengono i ruderi di un malloppo
appartenente al complesso del Centro 23 bis e della Batteria B13 (o 609°
Batteria GaF); questa struttura, particolarmente articolata e di notevoli
dimensioni, fu costruita a cavallo tra il 1931 e il 1932. Essa comprendeva una
batteria armata con tre cannoni allo scopo di difendere la zona di Punta Rascià-Cima
Saurel. Questa parte dell’opera, in reatà la più marginale, era composta da due
casematte e ospitava anche la stazione di monte di una teleferica dedicata, che
partiva 500 metri più in basso dalla zona di Sagna Longa. Per la costruzione
del centro e della batteria era stata utilizzata anche una ferrovia decauville,
della quale appare ancora visibile il percorso nella roccia. Il complesso della
batteria era dotato di ampi locali logistici e grandi ricoveri atti ad ospitare
diverse centinaia di uomini; mentre dal punto di vista offensivo vi erano tre
postazioni d’artiglieria per cannoni 75/27 modello 1906. Il Centro 23 bis,
invece, era armato con mitragliatrici ed era dotato anch’esso di numerosi
locali logistici, ivi compresa una stazione fotofonica.
Sempre sulla
rocca vi erano poi altre piccole postazioni: la D, dotata anche di un piccolo
ricovero e di un pozzo Zara; le opere passanti E ed F ed infine il ricovero II.
Sul versante opposto della piana trovano localizzazione il Centro 22,
con 5 mitragliatrici e dotato di due ricoveri dedicati, e il Centro 21, dotato
di gruppo elettrogeno, ricovero, fotofonica e armato con quattro
mitragliatrici. Più a valle vi erano ancora una serie di opere atte a
controllare la testata del pianoro: in particolare la Postazione 113 e la sua
gemella 114, con ricovero e tre postazioni armate.
8)
Sottosettore VII/B –
Gruppo Monginevro – Caposaldo Claviere
Già
massicciamente difesa nei punti di snodo dalle opere ottocentesche, Claviere
venne ulteriormente rinforzata una volta inserita nei quadri del Vallo Alpino.
Prima
dell’abitato, nei pressi di dove ora si trova l’area di parcheggio funzionale
all’accesso al ponte tibetano, era presente la 261° batteria. Sempre da questo
punto, inoltrandosi nell’orrido della Piccola Dora, si incontra un piccolo
sentiero che conduce all’ottocentesco Corpo di Guardia di Rocca Clarì, poi
sviluppatosi nel Centro 50. Questo, dotato di due punti di fuoco, era destinato
a battere la strada sull’altro versante poco a monte della tagliata. Oggi è
ancora visibile l’accesso all’opera in roccia, mentre il resto della struttura
non è più esistente a seguito dell’esecuzione del trattato di pace del 1947.
Sopra al
Centro 50 il sentiero si inerpica sino a giungere a quello che era il Centro
51, di cui è ancora ben visibile il blocco di ingresso in calcestruzzo ai piedi
della parete rocciosa di Rocca Clarì. Come la precedente, anche l’opera 50 con
i suoi due punti di fuoco per mitragliatrice era destinata a battere la strada
sul fondo valle, nonché le pendici dello Chaberton sotto al Petit Valon, così
da incrociare il fuoco con la 610° batteria del Petit Valon.
Tornando
sulla strada statale e dirigendosi verso il luogo ove era sita la tagliata,
possono ancora scorgersi degli accessi nella roccia che conducono alla Postazione
I, inserita all’interno delle opere ottocentesche della tagliata. Qui, dopo la
galleria dei magazzini di mina, originari di fine ottocento, si rinvengono vari
vani destinati alle mitragliatrici – i cui malloppi oggi sono murati – che
battevano la strada. Sempre a corollario delle opere della tagliata, venne
realizzata la Postazione A, sita in caverna nel canalone ove era installato il
ponte metallico ottocentesco. Oggi sono visibili le aperture in roccia e i
resti del ponte che collegava le aperture della struttura, poste alcune decine
di metri a monte della strada statale in una zona inaccessibile se non per via
ferrata attrezzata. Tale postazione constava di un ricovero e un punto di
osservazione in cima alla colletta munito di mitragliatrice in pozzo Zara
(rinominato Tobruk in seguito alla campagna d’Africa).
Salendo la
costa verso le batterie del Petit Valon, come detto si rinviene, annessa alla
Batteria Alta, la Batteria B14 o 610° GAF. Tale opera, realizzata in caverna
nelle adiacenze della polveriera ottocentesca, venne costruita in ossequio alla
Circolare 200 ed era destinata ad un presidio di una cinquantina di uomini.
All’interno, superato il vano generatore, dopo una delle molte porte stagne ivi
presenti, si accede alla galleria principale che si stacca dal collegamento per
la polveriera. La struttura si sviluppa in due sezioni distinte, ognuna con due
casematte per artiglieria, le quali sono collegate tra loro da una galleria
nella quale sono stati ricavati tre ampi ricoveri. Una ulteriore diramazione
conduce all'ingresso secondario della Batteria e alle postazioni per le
mitragliatrici ed all'osservatorio. Mirabili sono le tecniche di mimetizzazione
ancora perfettamente visibili all’esterno dei malloppi d’artiglieria.
Ritornati
all’abitato di Claviere, risalendo i ghiaioni sopra il cimitero, si rinviene
una parete rocciosa ove sono ancora visibili i ruderi dei malloppi del Centro
25. Questa era una piccola opera munita di un magazzino sulla destra
dell’ingresso e di due casematte per mitragliatrici poste a sinistra
dell’ingresso. Dall’esterno i malloppi risultano distrutti a causa delle
demolizioni, ma l’interno è ancora agibile e in buono stato.
Dal lato
opposto della strada, a incrociare il tiro sulla via di fondovalle, era
presente la postazione B. Questa era un’opera in caverna dotata di quattro
mitragliatrici e idonea ad ospitare un piccolo presidio di una trentina di
uomini. Non troppo distante da questa, nelle vicinanze della chiesa di San
Gervasio, era presente la postazione 49, opera di tipo 7000 con un singolo
cannone anticarro. Quest’ultima era identica alla postazione 124, costruita
prima di entrare nell’abitato di Claviere. Oggi tali opere non sono più
accessibili né rinvenibili sul terreno. Sul versante opposto della Piccola
Dora, invece, il tiro e la copertura erano garantiti dal Centro 24, oggi
facente parte del tratto conclusivo di una delle ferrate visitabili nel
complesso del ponte tibetano di Claviere.
Tale opera,
che presenta ancora una bella targa in pietra indicante che la ditta
costruttrice era la Impresa Durando e Rossetti di Bardonecchia e che l’opera fu
realizzata nel 1931, è contraddistinta dalla sua ubicazione: un salto a
strapiombo sul torrente sottostante. Il Centro consta di un ingresso coperto
che conduce dapprima a un ricovero ove erano ospitati anche i depositi
munizioni e viveri e quindi ai tre malloppi che ospitavano le artiglierie
rivolte verso lo strapiombo. L’opera si compone, inoltre, di un’uscita di
soccorso che fuoriesce in una scala alla marinara in verticale nella forra,
nonché – a monte – di una lunga galleria con tre rampe di scale che conducono
ad un osservatorio con una piccola camera di tiro per mitragliatrice.
Da tale opera, ridiscendendo verso la Dora, si incontrano, nei boschi
di questo versante, all’imbocco della Valle Gimont, la Postazione 1, la
Postazione 3, la Postazione 5 e la Postazione 6. Queste erano dei singoli punti
di fuoco di tipo 7000 per mitragliatrice che, purtroppo, sono stati
parzialmente demoliti in virtù del trattato di pace (inspiegabilmente ad
eccezione della Postazione 3, posta lungo la strada della Val Gimont a destra
della strada, sopra la riva).
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