sabato 23 luglio 2022

Il Castello di Montalto Dora

Riparte anche in questa calda estate la rubrica curata dal nostro Luigi Avondo che ci porta alla scoperta di angoli (fortificati) del nostro territorio.


TAPPA 1 - Il Castello di Montalto Dora

Accesso: dall’autostrada A5 Torino-Aosta, uscita Ivrea. Dopo aver attraversato il centro della città, proseguire sulla SS26 in direzione nord per 4 km.
Il castello di Montalto Dora è posto su una propaggine della Serra di Ivrea, il Monte Crovero, a 405 metri di quota, in posizione dominante rispetto al parco dei laghi di Ivrea e strategica sia dal punto di vista militare, sulla direttrice Ivrea – Aosta, che religioso, sulla Via Francigena, che congiungeva Canterbury a Roma attraverso il Gran San Bernardo.
Il più antico documento in cui viene menzionato il castello risale al 1140, perciò si fa risalire la sua costruzione alla prima metà del XII secolo. A partire dal XIV secolo il castello venne trasformato in fortezza e nel 1344 entro a far parte dei possedimenti del conte Amedeo di Savoia, che già possedeva gli altri feudi della vallata.
A partire da quel momento il castello passò di proprietà varie volte, ma l’infeudamento più interessante è quello ai De Jordanis di Bard, avvenuto nel 1403. Fu in quel periodo, infatti, che vennero compiuti i più vistosi ampliamenti della fortezza, con l’aggiunta di nuove parti.
Numerosi signori si susseguirono nella guida del paese, tra gli altri Margherita Bobba (1568), i Giovannini di Sordevolo e i Bailetti di Ivrea (1650), Pietro Antonio Negroni (1692) con titolo comitale e Silvestro Oliviero di Trana (1706).
Durante l’assedio di Ivrea del 1641 fu attaccato dalle truppe francesi in lotta coi Savoia e dovette subire lo smantellamento degli interni, mentre le mura rimasero quasi intatte.
Il 30 Agosto 1712 Vittorio Amedeo, dovendo premiare il barone Filiberto Antonio di Vallesa per un eroico gesto che aveva compiuto, gli fece dono del feudo con titolo comitale. La famiglia Vallesa, originaria della valle di Gressoney, rimase alla guida del borgo fin quasi a metà ottocento, quando la proprietà passò al conte Severino dei baroni di Casana. Questi iniziò l’opera di restauro e di valorizzazione sulla base di studi effettuati dall’ing. Carlo Nigra e dall’architetto D’Andrade a inizio ‘900.
Nel ventennio 1965-1985, ad opera dei nuovi proprietari, vennero effettuati interventi di recupero degli edifici all’interno della cinta muraria e del parco, ripresi e portati a termine nell’ultimo periodo assieme ad altri lavori, che hanno interessato il recupero e la conservazione delle mura esterne, del camminamento di guardia e della merlatura. Si è intervenuti anche sulla copertura della manica sud dell’edificio e in ultimo è stata avviata una campagna di studi che ha interessato la Cappella.
La pianta del castello è quadrangolare irregolare, con quattro torri tonde ai vertici, tre delle quali pensili. Le mura sono alte circa 14 metri per un perimetro superiore di 150.
Due lati del perimetro sono occupati da una manica lunga e da un’altra più corta. Sul terzo lato si erge il mastio, la torre quadrata più imponente, nucleo più antico del complesso, inizialmente a sé stante e in seguito incorporata entro le mura del castello.
Il mastio consta di un seminterrato, quattro piani fuori terra e un camminamento a livello del coronamento merlato, da cui si gode una straordinaria vista sul territorio circostante.
Le due maniche del castello propriamente detto sono strutturate su tre piani, due dei quali visitabili. Il seminterrato presenta una successione di suggestive cantine suggestive con roccia a vista, mentre al piano terra si trovano vasti ambienti destinati a cucine, a sala da pranzo e a salone d’onore, restaurati di recente.
Al piano superiore si trovano le camere da letto, la biblioteca, lo studio ed il salone centrale con un monumentale camino.
Un camminamento di guardia percorre l’intero perimetro del castello seguendo la merlatura ghibellina e attraversando le torri d’angolo, di cui si può anche raggiungere l’apice. Il cammino di ronda è di circa 160 metri con 142 merli.
Dall’ingresso posto sulla facciata est si accede al cortile interno che segue l’andamento della roccia su cui è edificato il castello. Nel cortile, a destra dell’entrata, si trova la cappella: all’esterno le facciate sono intonacate e decorate con affreschi del ‘400, i cui soggetti sono la Madonna del latte e San Cristoforo, protettore dei pellegrini che percorrevano la Via Francigena. Anche all’interno sono presenti vari altri affreschi, riconducibili a due diversi cicli risalenti al periodo tra il XII e il XV secolo, in parte ancora da recuperare.
Il castello è visitabile unicamente in occasione di aperture straordinarie, solitamente due – tre l’anno, nella stagione estiva.
L’anfiteatro morenico, la Serra d’Ivrea e le Terre ballerine
Il castello di Montalto Dora si trova sulla Serra, la morena laterale sinistra dell’anfiteatro morenico di Ivrea, l’imponente complesso di cerchie moreniche edificato dal ghiacciaio della Dora Baltea allo sbocco della Valle d’Aosta nel corso di una decina di glaciazioni succedutesi nel Pleistocene.
La Serra di Ivrea è considerata massima espressione della sedimentazione glaciale in quanto è il più grande rilievo morenico di origine glaciale esistente in Europa. Si estende dal comune di Andrate, in provincia di Torino, fino alle porte del comune di Cavaglià, in provincia di Biella. La serra parte dalle pendici meridionali della Colma di Mombarone e prosegue con conformazione rettilinea per circa ventiquattro km fino alle alture che circondano il lago di Viverone. Il dislivello massimo rispetto alla pianura circostante è di 600 metri, che gradualmente si riduce fino a 250 metri.
La morfologia della Serra consta di varie dorsali parallele alternate a piccoli ripiani, il versante interno con pendenze più pronunciate, quello esterno più dolce, per cui dal lato di Ivrea l’impressione visiva è più imponente, mentre dal lato biellese la si percepisce di meno.
Oltre alla Serra, l’anfiteatro è caratterizzato dalla presenza di numerosi laghi: il lago di Viverone e il lago di Bertignano sono residui del lago post-glaciale come lo sono il lago di Prè nel comune di Torrazzo e il lago Lissello in quello di Sala. Sono invece laghi di escavazione glaciale i cinque laghi posti nella fascia tra Borgofranco e Ivrea, nei pressi del castello di Montalto Dora.
Il lago S. Michele, il più piccolo, è il più vicino alla città; il lago di Campagna è il meno profondo, ma suggestivo; vi è poi il lago Nero, circondato da una fitta vegetazione che gli conferisce un fascino tenebroso e selvaggio; il lago Pistono si trova verso Borgofranco, mentre tra Ivrea e Chiaverano è il lago Sirio, balneabile e interessante per l’avifauna che lo frequenta.
Una rete di sentieri attrezzati permette di approfondire la conoscenza diretta di questo particolare angolo di Piemonte di notevole interesse geologico e naturalistico.
In particolare alcune varianti ai percorsi del lago Sirio e del lago Pistono permettono di scoprire un fenomeno assai curioso che si verifica in una limitata zona del bosco di Montalto Dora, conosciuto con l’appellativo di “Terre ballerine”. Il bosco si estende su di una torbiera, ossia un deposito di materiali organici in prevalenza vegetali, originata dal prosciugamento di una parte del lago Coniglio, avvenuto per un tratto naturalmente e per un altro provocato a fine ‘800 dal prelievo della torba da parte di un imprenditore dell’epoca per la sua industria siderurgica.
La particolare struttura geologica della zona conferisce al terreno una incredibile elasticità, per cui, saltandoci sopra come si fosse su di un enorme tappeto elastico, si ha l’impressione che il suolo e tutto quel che vi è sopra salti con noi: gli alberi oscillano, l’erba ondeggia, il terreno sobbalza.














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