mercoledì 5 ottobre 2022

La batteria dello Chaberton (Monginevro – FR)

 

La batteria dello Chaberton costituisce, senza dubbio, una delle opere più caratteristiche e peculiari nell’ambito delle fortificazioni delle nostre valli.


Come per le ultime opere descritte, la progettazione della fortificazione risale a fine dell’800, quando, nell'ambito della Triplice Alleanza, l'Italia perseguiva un piano di miglioramento del sistema di opere sul confine con la Francia. La vetta dello Chaberton fu scelta per la sua posizione strategica, per la sua inaccessibilità e per l'impossibilità di essere colpita con le armi a tiro curvo dell'epoca. Ciò spiega la realizzazione di batterie sopraelevate con cannoni piazzati in torrette rotanti e senza protezione. Questo sarà un drastico deficit allorché i mortai francesi nella Seconda Guerra Mondiale bersaglieranno la batteria. Il progetto fu quello di un'opera autonoma ad azione lontana, ovvero con il fine di bombardare postazioni militari anche a notevole distanza in territorio straniero. Ciò determina come lo Chaberton sia una fortificazione atipica, in quanto alla finalità di difesa aggiungeva anche una propensione offensiva in territorio straniero.

La costruzione iniziò nel 1898, con la realizzazione della strada che univa Fenils alla vetta del monte. I lavori, sotto la guida del maggiore del Genio Luigi Pollari Maglietta, si conclusero nel 1910, e videro la batteria armata con 8 cannoni da 149/35 in torrette corazzate.
Durante la prima guerra mondiale la batteria fu disarmata, ed i cannoni utilizzati sul fronte orientale; in questo periodo non vi fu alcun presidio dell’opera.

In seguito, l’evoluzione degli armamenti aveva reso il forte vulnerabile al tiro dei mortai. Per migliorare la situazione, negli anni trenta partì la ristrutturazione della batteria, finalizzata a portare gran parte delle difese in caverna. Nel quadro del Vallo Alpino vennero inoltre realizzati il centro in caverna del Colle dello Chaberton e la Batteria B14 del Petit Vallon.

Il 10 giugno 1940, con la dichiarazione di guerra alla Francia, la batteria divenne attiva per la prima volta: venne utilizzata per bombardare obiettivi militari francesi, senza peraltro causare grandi danni (nel vicino forte francese dello Janus è visibile una torretta di avvistamento corazzata lievemente scalfita, ma non perforata, da una delle granate da 149 dello Chaberton). La mattina


del 21 giugno 1940, i Francesi cominciarono a bombardare con quattro mortai Schneider da 280 mm siti nella località Poet Morande all’Eyrette. Il bombardamento fu poi temporaneamente sospeso per la nebbia, ma nel pomeriggio riprese, ed una volta aggiustato il tiro i mortai francesi in breve tempo misero fuori uso sei delle otto torrette della batteria, causando nove morti e cinquanta feriti, mettendo fuori uso la teleferica di servizio, e causando danni notevoli alle strutture. Il giorno seguente, continuò a fare fuoco con le due torrette residue, mentre i Francesi spararono ancora qualche colpo di mortaio, finché con l'armistizio del 25 giugno, lo Chaberton cessò l'attività.

Lasciato dopo l'8 settembre 1943, fu poi occupato da reparti della Folgore della RSI nell'autunno ’44, per poi essere definitivamente abbandonato dopo la fine del conflitto nel 1945.
Con i trattati di Parigi del 1947, l'intero monte Chaberton, e quindi anche la batteria, passarono in territorio francese e quest’ultima venne svuotata di tutte le strutture metalliche nel 1957. Nel 1987 venne chiusa al traffico anche la rotabile che congiungeva Fenils con la vetta.
Inizialmente la batteria era costituita da strutture in muratura a cielo aperto, disposte sulla vetta. Questa era stata spianata ed abbassata di 6 m per permettere la costruzione delle opere, e, sul lato italiano, fu creato un gradino roccioso alto circa 12 m, alla cui base furono realizzate le opere in muratura. La batteria si sviluppava in lunghezza lungo questo scalino; due lunghi corridoi davano accesso a diversi locali, che fungevano da camerate, magazzini, infermeria, comando,


cucine. Sul tetto sorgevano otto torri in muratura ricoperte di blocchetti di calcestruzzo, alte poco più di 7 m e con un interasse di 6 m tra di loro; sulla cima delle torri erano disposti i cannoni, raggiungibili all’interno mediante una scala a chiocciola metallica (ora rimossa). Il deposito principale delle munizioni era invece in un'opera in caverna sottostante le opere in muratura.

Il cannone delle torrette era da 149/35, ospitato in una torretta corazzata girevole, con un'armatura leggera (5 cm al massimo nella parte frontale, 2,5 cm sul tetto, 1,5 cm nelle parti posteriori), fornita dalla ditta Armstrong e nota con il nome specifico di Armstrong-montagna. La corazzatura era progettata per proteggere i serventi al pezzo (7 per ogni cannone) dalle schegge, e non da colpi diretti, in quanto all'epoca della progettazione non esisteva alcuna arma a tiro curvo in grado di raggiungere le torrette.

Nel corso degli interventi degli anni '30, le strutture di servizio furono portate in caverna. Il progetto iniziale prevedeva di portare in caverna anche gli armamenti, ma ciò non fu mai fatto, per mancanza sia di fondi che di tempo.

Oggi è possibile visitare tanto le opere a cielo aperto quanto parti delle gallerie interne. Si deve però tener conto che molte gallerie sono invase dai detriti dei bombardamenti della guerra, nonché, soprattutto per le opere in caverna, dal ghiaccio che si forma nelle stagioni invernali e che

va accumulandosi inesorabilmente di anno in anno.

Occorre, poi, menzionare le opere annesse alla batteria. Salendo dal colle dello Chaberton verso la vetta, si incontra per primo il corpo di guardia dello Chaberton. Questo è una piccola struttura in cemento posta sulla strada militare qualche tornante dopo il ricovero 2, da dove, tra l’altro si dipartono i lunghi reticolati di filo spinato tipici dell’ultimo tratto dell’ascesa alla Batteria.

Salendo verso la vetta dello Chaberton, dopo aver oltrepassato il piccolo corpo di guardia, si trova la caserma della truppa, composta da due piani, ancora parzialmente intatta. Poco oltre, appena prima della batteria è possibile vedere la caserma degli ufficiali. La struttura è ormai un rudere il cui tetto è crollato e di cui si può intravedere il piano terra.

Guardando dal colle in direzione Fenils, si noterà, poi, su un pianoro a sinistra il rudere di una caserma: il ricovero di Rocca Charnier. Lo si raggiunge percorrendo un sentiero che si stacca dalla strada che da Fenils conduce al Colle. Al km 10, arrivati al Piano dei Morti, parte un sentiero sulla destra, che risale sino al ricovero Charnier, costituito dal rudere di una costruzione di fine '800 posta su due piani, che poteva ospitare 60 uomini, 1 ufficiale e quattro quadrupedi.

Chaberton - il Forte delle Nuvole

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