La batteria dello Chaberton costituisce, senza dubbio, una delle
opere più caratteristiche e peculiari nell’ambito delle fortificazioni delle
nostre valli.
Come per le ultime opere descritte, la progettazione della fortificazione risale a fine dell’800, quando, nell'ambito della Triplice Alleanza, l'Italia perseguiva un piano di miglioramento del sistema di opere sul confine con la Francia. La vetta dello Chaberton fu scelta per la sua posizione strategica, per la sua inaccessibilità e per l'impossibilità di essere colpita con le armi a tiro curvo dell'epoca. Ciò spiega la realizzazione di batterie sopraelevate con cannoni piazzati in torrette rotanti e senza protezione. Questo sarà un drastico deficit allorché i mortai francesi nella Seconda Guerra Mondiale bersaglieranno la batteria. Il progetto fu quello di un'opera autonoma ad azione lontana, ovvero con il fine di bombardare postazioni militari anche a notevole distanza in territorio straniero. Ciò determina come lo Chaberton sia una fortificazione atipica, in quanto alla finalità di difesa aggiungeva anche una propensione offensiva in territorio straniero.
La costruzione iniziò nel 1898, con la realizzazione della strada
che univa Fenils alla vetta del monte. I lavori, sotto la guida del maggiore
del Genio Luigi Pollari Maglietta, si conclusero nel 1910, e videro la batteria
armata con 8 cannoni da 149/35 in torrette corazzate.
Durante la prima guerra mondiale la batteria fu disarmata, ed i cannoni
utilizzati sul fronte orientale; in questo periodo non vi fu alcun presidio
dell’opera.
In seguito, l’evoluzione degli armamenti aveva reso il forte
vulnerabile al tiro dei mortai. Per migliorare la situazione, negli anni trenta
partì la ristrutturazione della batteria, finalizzata a portare gran parte
delle difese in caverna. Nel quadro del Vallo Alpino vennero inoltre realizzati
il centro in caverna del Colle dello Chaberton e la Batteria B14 del Petit
Vallon.
Il 10 giugno 1940, con la dichiarazione di guerra alla Francia, la
batteria divenne attiva per la prima volta: venne utilizzata per bombardare
obiettivi militari francesi, senza peraltro causare grandi danni (nel vicino
forte francese dello Janus è visibile una torretta di avvistamento corazzata
lievemente scalfita, ma non perforata, da una delle granate da 149 dello
Chaberton). La mattina
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Lasciato dopo l'8 settembre 1943, fu poi occupato da reparti della
Folgore della RSI nell'autunno ’44, per poi essere definitivamente abbandonato dopo
la fine del conflitto nel 1945.
Con i trattati di Parigi del 1947, l'intero monte Chaberton, e quindi anche la
batteria, passarono in territorio francese e quest’ultima venne svuotata di
tutte le strutture metalliche nel 1957. Nel 1987 venne chiusa al traffico anche
la rotabile che congiungeva Fenils con la vetta.
Inizialmente la batteria era costituita da strutture in muratura a cielo
aperto, disposte sulla vetta. Questa era stata spianata ed abbassata di 6 m per
permettere la costruzione delle opere, e, sul lato italiano, fu creato un
gradino roccioso alto circa 12 m, alla cui base furono realizzate le opere in
muratura. La batteria si sviluppava in lunghezza lungo questo scalino; due
lunghi corridoi davano accesso a diversi locali, che fungevano da camerate,
magazzini, infermeria, comando,
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Il cannone delle torrette era da 149/35, ospitato in una torretta
corazzata girevole, con un'armatura leggera (5 cm al massimo nella parte
frontale, 2,5 cm sul tetto, 1,5 cm nelle parti posteriori), fornita dalla ditta
Armstrong e nota con il nome specifico di Armstrong-montagna. La corazzatura
era progettata per proteggere i serventi al pezzo (7 per ogni cannone) dalle
schegge, e non da colpi diretti, in quanto all'epoca della progettazione non
esisteva alcuna arma a tiro curvo in grado di raggiungere le torrette.
Nel corso degli interventi degli anni '30, le strutture di
servizio furono portate in caverna. Il progetto iniziale prevedeva di portare
in caverna anche gli armamenti, ma ciò non fu mai fatto, per mancanza sia di
fondi che di tempo.
va accumulandosi inesorabilmente di anno in anno.
Occorre, poi, menzionare le opere annesse alla batteria. Salendo
dal colle dello Chaberton verso la vetta, si incontra per primo il corpo di
guardia dello Chaberton. Questo è una piccola struttura in cemento posta sulla
strada militare qualche tornante dopo il ricovero 2, da dove, tra l’altro si
dipartono i lunghi reticolati di filo spinato tipici dell’ultimo tratto
dell’ascesa alla Batteria.
Salendo verso la vetta dello Chaberton, dopo aver oltrepassato il
piccolo corpo di guardia, si trova la caserma della truppa, composta da due
piani, ancora parzialmente intatta. Poco oltre, appena prima della batteria è
possibile vedere la caserma degli ufficiali. La struttura è ormai un rudere il
cui tetto è crollato e di cui si può intravedere il piano terra.
Guardando dal colle in direzione Fenils, si noterà, poi, su un
pianoro a sinistra il rudere di una caserma: il ricovero di Rocca Charnier. Lo
si raggiunge percorrendo un sentiero che si stacca dalla strada che da Fenils
conduce al Colle. Al km 10, arrivati al Piano dei Morti, parte un sentiero
sulla destra, che risale sino al ricovero Charnier, costituito dal rudere di
una costruzione di fine '800 posta su due piani, che poteva ospitare 60 uomini,
1 ufficiale e quattro quadrupedi.
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