Ecco a voi le foto ricevute dell'Assocazione Culturale La Valaddo e dall'Associazione Vivere le Alpi, nell'ambito della...
Posted by Atlante delle Opere Fortificate on Mercoledì 24 giugno 2015
mercoledì 24 giugno 2015
Aperte le votazioni a Scatta il Forte II
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martedì 16 giugno 2015
Vallo Alpino: Caposaldo Ferrera (Bobbio Pellice)
Nei pressi della
borgata Ferrera si trova l’omonimo caposaldo della 2° linea difensiva della Val Pellice, che si componeva di tre
postazioni tipo 7000, numerate rispettivamente 26-27-28. Realizzate nel 1939 e mascherate
da baite di montagna, erano armate ognuna con una mitragliatrice.
La prima struttura che
si incontra risalendo la strada, appena prima della borgata Rostagni in un
prato sulla sinistra, è una piccola costruzione in cemento con la volta a botte
addossata al crinale erboso: si tratta di un ricovero d’artiglieria, che
ospitava i pezzi della 179° batteria campale armata con pezzi da
210/8, predisposta nel 1940 per rinforzare il caposaldo. Appena sopra c’è un secondo magazzino-deposito
dotato di tetto a due spioventi, ancora in buone condizioni, mentre poco
lontano, di fronte, sono visibili i resti di due piccoli locali di servizio.
Nel boschetto appena a sud-ovest della borgata Rostagni è possibile rinvenire
un terzo deposito per materiali e munizioni, di cui restano solo i muri
perimetrali, mentre il tetto è stato smontato. Le piazzole della batteria, che
in una carta del marzo 1940 erano indicate nei pressi del rio a est della
borgata, non sono attualmente più riconoscibili.
Proseguendo, si può
lasciare l’auto a bordo strada appena oltrepassata la borgata Ferrera, ma prima
di attraversare il ponte in ferro sul Pellice. Qui, infatti, si dirama una strada
sterrata verso sinistra: percorrendola a piedi, dopo pochi metri di salita
potremo scorgere alla nostra sinistra l’opera 26, l'unica del caposaldo Ferrera ubicata sulla desta
orografica del torrente Pellice, che con il fuoco della sua arma avrebbe dovuto
battere la rotabile e in particolare il ponte sul torrente Pellice. E’ la
classica opera di tipo 7000, con un ingresso in trincea cui si accedeva tramite
una scalinata in pietra, con un piccolo locale destinato a ricovero e la
casamatta della mitragliatrice. La cannoniera non è dotata di piastra di
protezione corazzata, ma i 4 spigoli della feritoia sono protetti da una
copertura angolare in acciaio. Si rinviene, inoltre, il vano per una fotofonica
(mai installata), che avrebbe permesso le comunicazioni con l’opera 27 ubicata
sul lato opposto della vallata, dall’altra parte del Pellice. Nei pressi della
struttura è ancora visibile una postazione all’aperto protetta da muri in
pietra.
L’opera 27 è, invece, ben visibile dall’altra
parte del ponte. Attraversato questo, si sale di due curve, oltrepassando la
borgata Cairus (ove è ancora leggibile un motto fascista sulla facciata di
un’abitazione) e dritto davanti a noi al tornante a sinistra si presenterà ben
visibile l’arma di mitragliatrice dell’opera, cui si giunge con un viottolo di
pochi metri. La mimetizzazione della struttura è mirabile, tanto che rimane
ancora oggi ben visibile un falso comignolo in pietra sul tetto in lose, poste
come rivestimento al bunker in cemento mascherandolo da baita. All’interno,
oltre all’arma per mitragliatrice, si possono ancora notare i due scomparti che
avrebbero dovuto ospitare gli apparati per le comunicazioni con le postazioni
26 e 28. Dalla struttura
diparte una lunga scalinata in pietra che giunge ad alcune postazioni all’aperto da cui si domina agevolmente la bassa valle, nonché la strada che scende da
Villanova.
Tornando sulla strada,
la si percorre per alcune decine di metri salendo in direzione Villanova e a destra,
sul costone sopra la strada, si potrà notare, sempre mimetizzata da baita, l’opera
28, posta alla stessa quota della 27. Il centro di fuoco è praticamente
gemello delle altre due opere del caposaldo e si compone di un piccolo
corridoio che conduce all’arma di mitragliatrice pronta a battere la strada ed
il fondovalle. Una curiosità dell’opera è data dagli scomparti che avrebbero
dovuto ospitare le fotofoniche (anche qui mai installate). Come abbiamo visto
la postazione 26 aveva un condotto puntato verso la postazione 27 e
quest’ultima aveva due condotti, l’uno destinato alle comunicazioni con la 26 e
l’altro con la 28. La postazione 28, tuttavia, anziché presentare una sola
fotofonica verso la 27, come sarebbe logico, ne presenta anche un’altra verso
la postazione 26, la quale non era però adibita a ricevere comunicazioni visive
da tale posizione!
Nel 1940, per dare
maggiore robustezza alla linea difensiva, vennero previste tre nuove opere tipo
15000, la 26/a, la 27/a e la 28/a, pensate per resistere ai medi calibri. Della
prima, che avrebbe dovuto sorgere a sud-est dell'opera 26, non sono state
trovate tracce; l’unica struttura individuata è una postazione di osservazione vicino
alla loc. Ciappelet, dalla quale si domina tutto la zona del caposaldo. Per raggiungere
l’opera 28/a occorre invece salire dal lato opposto della valle, prendendo
lungo la strada provinciale il bivio a destra che conduce alla borgata Eyssart,
e poi proseguendo lungo un evidente e ripido sentiero alle spalle delle case,
fino a giungere su un versante da cui si dominano sia l’alta che la bassa
valle. Qui si trovano gli scavi dell’opera 28/a: si possono esplorare due vaste
gallerie scavate nella roccia viva, posizionate a quote diverse e individuabili
dall’esterno grazie ai cumuli di materiale estratto posto agli imbocchi (uno
dei quali è chiuso da un muro in pietra). Lungo le gallerie si aprono i ripidi
cunicoli che davano accesso alle postazioni di tiro. Poco più a valle, sul
versante di fronte alla borgata Rostagni, immersi nella vegetazione (e pertanto
difficilmente raggiungibili) si trovano gli scavi dell’opera 27/a,
sostanzialmente simili ai precedenti. I lavori di scavo per queste due opere
iniziarono nel giugno del 1940 e risultarono praticamente ultimati nell’ottobre
dello stesso anno. Nel corso del 1941 non vennero però eseguiti ulteriori
lavori (rivestimenti, gettate, arredi, ecc.), perché l’amministrazione militare
era indecisa sulle modifiche da apportare alle strutture. L’opera 27/a prevedeva
due mitragliatrici e avrebbe dovuto essere sede del comando del caposaldo,
mentre la dotazione della 28/a era di tre mitragliatrici.
Proseguendo sul
sentiero a monte della borgata Eyssart, prima di arrivare alle baite di Pra del
Cros si raggiunge la zona dove era stata installata un’altra postazione provvisoria
per artiglierie da 75/27, indicata in una carta del marzo 1940. Qui era probabilmente schierata la 351° batteria.
Infine, nei pressi della
località Autagna, sul versante in destra orografica del torrente, si possono
ancora trovare i resti di alcune strutture al servizio della 180° batteria
G.a.F., armata con pezzi da 210/8. Gli edifici (le cui coperture sono state
smontate) sono molto simili a quelli nei pressi della borgata Rostagni: una grande
struttura quadrangolare con grandi portoni di accesso era utilizzata come ricovero
d’artiglieria. Gli ampi terrazzamenti presenti
in zona, oggi difficilmente riconoscibili a causa della vegetazione, erano
probabilmente le piazzole destinate a ospitare i pezzi della batteria. Altri due magazzini-depositi (oltre a un
piccolo locale di servizio, ormai crollato) sono posizionati poco più a sud, all’inizio
della mulattiera militare, in parte ancora conservata, che sale fino al Colle
Barant. Se si risale tale mulattiera fino alla località Castellus, a 1.640 metri di quota, si rinvengono i pochi resti di un piccolo ricovero, oltre a un masso con molte incisioni. Una carta del marzo 1940 indica in questa zona la presenza di una batteria di 6 mortai da 45.
Sfoglia la gallery fotografica qui sotto:
martedì 9 giugno 2015
Vallo Alpino: Caposaldo Carbonieri (Bobbio Pellice/Villar Pellice)
Alla Comba degli
Charbonnier (ora Carbonieri, conformemente all’italianizzazione fascista), un
vallone laterale che dalla Val Pellice si dirama in direzione sud, si giunge
svoltando a sinistra dalla provinciale che da Villar Pellice risale verso
Bobbio Pellice. Il caposaldo faceva parte della 2° linea difensivaed era composto da tre opere, mimetizzate a baita, destinate
a controllare il fondovalle con postazioni di mitragliatrice. È difficile
concepire l’utilità di opere simili, che apparentemente paiono destinate a
contrastare eventuali discese francesi dal Colle delle Traversette, tra Granero
e Monviso, nell’ipotesi in cui fossero sfociate in Val Pellice tramite il Colle
della Gianna e la Comba dei Carbonieri
Per giungere alla zona
ove si rinvengono le varie opere, occorre risalire la Comba dei Carbonieri per
circa 4,5 km,
lasciando, poi, l’auto a bordo strada in località Ponte Pautas, all’altezza di
un bivio con una carrozzabile avente le indicazioni GTA per raggiungere il
Rifugio Valanza.
La prima che si
incontra è l’opera 24, posta sulla destra orografica del vallone, a
sinistra per chi sale. Rinvenirla non è compito agevole a causa della
vegetazione e della mimetizzazione dell’opera, che ci apparirà chiaramente
quale edificio bellico soltanto una volta in prossimità dell’arma di
mitragliatrice o dell’ingresso in calcestruzzo. La struttura è costituita
da un semplice ingresso conducente al
centro di fuoco per mitragliatrice, accanto alla cui arma è visibile il
condotto per fotofonica che avrebbe permesso le comunicazioni con l’opera 23,
posta più a monte sull’opposto lato del vallone.
Rimanendo su questo
versante vallivo, si può proseguire a monte, mantenendo la stessa quota
altimetrica. Oltrepassando un ampio prato con un paio di cascine e guadando uno
stretto torrente, si proseguirà nel fitto bosco sino a rinvenire l’opera 25.
Questo è il centro di fuoco più avanzato del Caposaldo e consta di ben tre armi
di mitragliatrice, disposte su due piani collegati da una scala alla marinara.
Dall’opera 25 si potrà
agevolmente scendere il versante vallivo verso il torrente e verso la strada
che sale al Rifugio Barbara, che si troverà in pochi minuti dopo aver guadato
il torrente ed aggirato una piccola centrale elettrica. Giunti sulla strada,
prima di tornare verso l’autovettura, si prosegue in salita ancora per qualche
centinaio di metri, sino a rinvenire, sulla destra, una diramazione circolare che
raggiunge la stazione di partenza della teleferica che raggiungeva il
Colle del Fautet, dove era posizionata la 150° batteria G.a.F.. La struttura è
ancora agevolmente espressiva della funzione cui era destinata, essendo
visibile il blocco in calcestruzzo cui era ancorata la teleferica ed il vasto
deposito materiali, nonché la rampa di partenza, collegati da un piano
inclinato in cemento, costruito per facilitare il trasporto del materiale. Date
le condizioni precarie del tetto, non è consigliabile l’accesso all’interno.
Tornando sulla strada,
si può quindi scendere verso il fondovalle, sino a trovare delle costruzioni in
pietra a ridosso della strada, sul lato sinistro (scendendo). Da qui,
oltrepassate le case, si può risalire il ripido crinale per una decina di
minuti, sino a trovare una i resti di una scalinata che porta all’opera 23,
che vede l’ingresso condurre a due diverse armi di mitragliatrici, l’una
puntata verso la strada sottostante, l’altra verso la Comba di Tournau. Sono
presenti inoltre le predisposizioni per gli impianti fotofonici di collegamento
con le opere 24 e 25.
Nel 1940 lo Stato
Maggiore dell’esercito propose di rinforzare il caposaldo con la costruzione di
due postazioni tipo 15000: la 23/a (opera piccola con due mitragliatrici) e la
24/a (opera media con tre mitragliatrici). Se
della seconda non sono state rilevate tracce, per l’opera 23/a, che si
trova alcune centinaia di metri sopra l’opera 23, vennero invece realizzati
nella stagione estiva 1940 i lavori di scavo. Come per le opere aggiuntive di
Villanova, anche in questo caso l’amministrazione militare rinviò i lavori per
i rivestimenti e le attrezzature, tanto che oggi sono visibili solo un cunicolo
che scende nella roccia con alcuni getti di calcestruzzo e, sopra una parete
rocciosa di difficile accesso, un secondo tunnel verticale di diversi metri di
profondità.
Sfoglia la gallery fotografica qui sotto:
martedì 2 giugno 2015
Il Forte Mirabouc (Bobbio Pellice)
Foto: ©Alessandro Boaglio
http://atlante-operefortificate.blogspot.com/2015/05/il-forte-mirabouc-bobbio-pellice.htmlFoto: ©Alessandro Boaglio
Posted by Atlante delle Opere Fortificate on Sabato 23 maggio 2015
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