Nei pressi della
borgata Ferrera si trova l’omonimo caposaldo della 2° linea difensiva della Val Pellice, che si componeva di tre
postazioni tipo 7000, numerate rispettivamente 26-27-28. Realizzate nel 1939 e mascherate
da baite di montagna, erano armate ognuna con una mitragliatrice.
La prima struttura che
si incontra risalendo la strada, appena prima della borgata Rostagni in un
prato sulla sinistra, è una piccola costruzione in cemento con la volta a botte
addossata al crinale erboso: si tratta di un ricovero d’artiglieria, che
ospitava i pezzi della 179° batteria campale armata con pezzi da
210/8, predisposta nel 1940 per rinforzare il caposaldo. Appena sopra c’è un secondo magazzino-deposito
dotato di tetto a due spioventi, ancora in buone condizioni, mentre poco
lontano, di fronte, sono visibili i resti di due piccoli locali di servizio.
Nel boschetto appena a sud-ovest della borgata Rostagni è possibile rinvenire
un terzo deposito per materiali e munizioni, di cui restano solo i muri
perimetrali, mentre il tetto è stato smontato. Le piazzole della batteria, che
in una carta del marzo 1940 erano indicate nei pressi del rio a est della
borgata, non sono attualmente più riconoscibili.
Proseguendo, si può
lasciare l’auto a bordo strada appena oltrepassata la borgata Ferrera, ma prima
di attraversare il ponte in ferro sul Pellice. Qui, infatti, si dirama una strada
sterrata verso sinistra: percorrendola a piedi, dopo pochi metri di salita
potremo scorgere alla nostra sinistra l’opera 26, l'unica del caposaldo Ferrera ubicata sulla desta
orografica del torrente Pellice, che con il fuoco della sua arma avrebbe dovuto
battere la rotabile e in particolare il ponte sul torrente Pellice. E’ la
classica opera di tipo 7000, con un ingresso in trincea cui si accedeva tramite
una scalinata in pietra, con un piccolo locale destinato a ricovero e la
casamatta della mitragliatrice. La cannoniera non è dotata di piastra di
protezione corazzata, ma i 4 spigoli della feritoia sono protetti da una
copertura angolare in acciaio. Si rinviene, inoltre, il vano per una fotofonica
(mai installata), che avrebbe permesso le comunicazioni con l’opera 27 ubicata
sul lato opposto della vallata, dall’altra parte del Pellice. Nei pressi della
struttura è ancora visibile una postazione all’aperto protetta da muri in
pietra.
L’opera 27 è, invece, ben visibile dall’altra
parte del ponte. Attraversato questo, si sale di due curve, oltrepassando la
borgata Cairus (ove è ancora leggibile un motto fascista sulla facciata di
un’abitazione) e dritto davanti a noi al tornante a sinistra si presenterà ben
visibile l’arma di mitragliatrice dell’opera, cui si giunge con un viottolo di
pochi metri. La mimetizzazione della struttura è mirabile, tanto che rimane
ancora oggi ben visibile un falso comignolo in pietra sul tetto in lose, poste
come rivestimento al bunker in cemento mascherandolo da baita. All’interno,
oltre all’arma per mitragliatrice, si possono ancora notare i due scomparti che
avrebbero dovuto ospitare gli apparati per le comunicazioni con le postazioni
26 e 28. Dalla struttura
diparte una lunga scalinata in pietra che giunge ad alcune postazioni all’aperto da cui si domina agevolmente la bassa valle, nonché la strada che scende da
Villanova.
Tornando sulla strada,
la si percorre per alcune decine di metri salendo in direzione Villanova e a destra,
sul costone sopra la strada, si potrà notare, sempre mimetizzata da baita, l’opera
28, posta alla stessa quota della 27. Il centro di fuoco è praticamente
gemello delle altre due opere del caposaldo e si compone di un piccolo
corridoio che conduce all’arma di mitragliatrice pronta a battere la strada ed
il fondovalle. Una curiosità dell’opera è data dagli scomparti che avrebbero
dovuto ospitare le fotofoniche (anche qui mai installate). Come abbiamo visto
la postazione 26 aveva un condotto puntato verso la postazione 27 e
quest’ultima aveva due condotti, l’uno destinato alle comunicazioni con la 26 e
l’altro con la 28. La postazione 28, tuttavia, anziché presentare una sola
fotofonica verso la 27, come sarebbe logico, ne presenta anche un’altra verso
la postazione 26, la quale non era però adibita a ricevere comunicazioni visive
da tale posizione!
Nel 1940, per dare
maggiore robustezza alla linea difensiva, vennero previste tre nuove opere tipo
15000, la 26/a, la 27/a e la 28/a, pensate per resistere ai medi calibri. Della
prima, che avrebbe dovuto sorgere a sud-est dell'opera 26, non sono state
trovate tracce; l’unica struttura individuata è una postazione di osservazione vicino
alla loc. Ciappelet, dalla quale si domina tutto la zona del caposaldo. Per raggiungere
l’opera 28/a occorre invece salire dal lato opposto della valle, prendendo
lungo la strada provinciale il bivio a destra che conduce alla borgata Eyssart,
e poi proseguendo lungo un evidente e ripido sentiero alle spalle delle case,
fino a giungere su un versante da cui si dominano sia l’alta che la bassa
valle. Qui si trovano gli scavi dell’opera 28/a: si possono esplorare due vaste
gallerie scavate nella roccia viva, posizionate a quote diverse e individuabili
dall’esterno grazie ai cumuli di materiale estratto posto agli imbocchi (uno
dei quali è chiuso da un muro in pietra). Lungo le gallerie si aprono i ripidi
cunicoli che davano accesso alle postazioni di tiro. Poco più a valle, sul
versante di fronte alla borgata Rostagni, immersi nella vegetazione (e pertanto
difficilmente raggiungibili) si trovano gli scavi dell’opera 27/a,
sostanzialmente simili ai precedenti. I lavori di scavo per queste due opere
iniziarono nel giugno del 1940 e risultarono praticamente ultimati nell’ottobre
dello stesso anno. Nel corso del 1941 non vennero però eseguiti ulteriori
lavori (rivestimenti, gettate, arredi, ecc.), perché l’amministrazione militare
era indecisa sulle modifiche da apportare alle strutture. L’opera 27/a prevedeva
due mitragliatrici e avrebbe dovuto essere sede del comando del caposaldo,
mentre la dotazione della 28/a era di tre mitragliatrici.
Proseguendo sul
sentiero a monte della borgata Eyssart, prima di arrivare alle baite di Pra del
Cros si raggiunge la zona dove era stata installata un’altra postazione provvisoria
per artiglierie da 75/27, indicata in una carta del marzo 1940. Qui era probabilmente schierata la 351° batteria.
Infine, nei pressi della
località Autagna, sul versante in destra orografica del torrente, si possono
ancora trovare i resti di alcune strutture al servizio della 180° batteria
G.a.F., armata con pezzi da 210/8. Gli edifici (le cui coperture sono state
smontate) sono molto simili a quelli nei pressi della borgata Rostagni: una grande
struttura quadrangolare con grandi portoni di accesso era utilizzata come ricovero
d’artiglieria. Gli ampi terrazzamenti presenti
in zona, oggi difficilmente riconoscibili a causa della vegetazione, erano
probabilmente le piazzole destinate a ospitare i pezzi della batteria. Altri due magazzini-depositi (oltre a un
piccolo locale di servizio, ormai crollato) sono posizionati poco più a sud, all’inizio
della mulattiera militare, in parte ancora conservata, che sale fino al Colle
Barant. Se si risale tale mulattiera fino alla località Castellus, a 1.640 metri di quota, si rinvengono i pochi resti di un piccolo ricovero, oltre a un masso con molte incisioni. Una carta del marzo 1940 indica in questa zona la presenza di una batteria di 6 mortai da 45.
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