Anello dei Forti di Vinadio
- Punto di partenza: Vinadio
- Quota minima: 891 m
- Quota massima: 1223 m
- Dislivello: 350 m
- Tempo : 2.15 h
- Difficoltà: E
- Tipo di percorso: stradine e sentieri segnalati
- Punti di appoggio: Nessuno
- Attrezzatura: normale dotazione escursionistica
- Periodo consigliato: maggio-novembre
- Momento consigliato: mattino
- Famiglia: > 12
- Cartografia: I.G.C. n. 7 1:50.000; Fraternali n. 13 1:25.000;
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- Point de départ : Vinay
- Altitude minimale : 891 mt
- Altitude maximale : 1223 mt
- Dénivèlement : 350 mt
- Temps : 2.15 h
- Difficulté: E
- Type de parcours : ruelles et sentiers signalisés
- Points d’étape : Aucun
- Équipement : normale dotation pour excursions
- Période conseillée : mai-novembre
- Période de la journée conseillée : matin
- Famille : > 12
- Cartographie : I.G.C. n. 7 1:50.000; Fraternali n. 13 1:25.000;
- Altitude minimale : 891 mt
- Altitude maximale : 1223 mt
- Dénivèlement : 350 mt
- Temps : 2.15 h
- Difficulté: E
- Type de parcours : ruelles et sentiers signalisés
- Points d’étape : Aucun
- Équipement : normale dotation pour excursions
- Période conseillée : mai-novembre
- Période de la journée conseillée : matin
- Famille : > 12
- Cartographie : I.G.C. n. 7 1:50.000; Fraternali n. 13 1:25.000;
Breve, ma bellissimo itinerario da non percorrere quando possono esserci ancora tracce di ghiaccio sul sentiero che si spinge all’interno della gola del Lentre. Questo, infatti, pur mantenendosi ampio e ben percorribile, taglia pendii assai esposti che potrebbero costituire un pericolo se resi scivolosi. L’itinerario, partendo dal forte principale che incombe sul paese, tocca le altre due piccole ridotte che contribuivano, con la loro posizione, ad impedire il passaggio di eserciti che, provenienti dal Colle della Maddalena, intendessero scendere su Cuneo
Accesso: Da Torino a Saluzzo con la A 6 fino a Carmagnola e di qui lungo la S.R. 20 toccando Racconigi (importante castello-residenza sabaudo) e Cavallermaggiore. Senza entrare nella città subalpina ci si mantiene sulla circonvallazione (S.P. 161) proseguendo in direzione di Cuneo, fino a raggiungere il capoluogo. Qui ci si porta al vicino abitato di Borgo S. Dalmazzo, ove si imbocca la S.S. 21 della val Stura, seguendola per i Comuni di Demonte, Aisone e quindi Vinadio(134 km).
Dal parcheggio lungo la S.S. 21 all’ingresso di Vinadio (891 m), si sale tra le strette vie del paese fiancheggiando sulla sinistra la parrocchiale di S. Fiorenzo con bel campanile gotico e raggiungendo un ampio spiazzo circondato dalle pareti in pietra della fortezza albertina. Attraverso una porta preceduta da un ponte dormiente si esce dal villaggio e dalla fortezza che lo racchiude continuando per una stradetta asfaltata che, correndo lungo la destra orografica del Rio Borbone, si dirige verso l’imbocco di una gola delimitata da aspre pareti rocciose. Effettuati due tornanti la stradetta prende quota puntando sempre di più in direzione del valloncello ed incontrando una diramazione che, sulla destra, scende a fondo naturale verso il rio, per raggiungere la cappella di Madonna del Vallone. Lasciando a sinistra la chiesetta ed a destra un cippo commemorativo, si entra in un sentiero ascendente (P 06) che subito piega a sinistra e, fiancheggiato un arco in pietra, guadagna rapidamente quota risalendo il versante sinistro orografico del Borbone. Con svariati tornanti, nel fitto di un bellissimo bosco misto con prevalenza di acero, il tracciato si spinge sempre più in alto, iniziando ad offrire suggestivi panorami sulle montagne circostanti e sul vicino abitato di Podio superiore. Con una svolta a sinistra, finalmente il sentiero attenua la pendenza, puntando decisamente verso nord e spingendosi profondamente nella gola scavata dal corso d’acqua, pur mantenendosi un centinaio di metri al di sopra di esso. E’ questa la parte più esposta del tracciato, cui si faceva riferimento nel breve testo introduttivo dell’itinerario. Dopo un lungo traverso verso settentrione, si giunge ad incrociare una mulattiera pianeggiante, che a sinistra si spinge verso il torrente e verso l’ormai vicino Ponte Lentre. Scelta la via di destra, si cambia direzione di 180° e, in piano, con percorso di alcune centinaia di metri, si raggiunge la costruzione a pianta ellittica del Forte Neghino (1223 m – 1.20 h).
La piccola fortezza e le grange pastorali poste poco distante, sono raggiunte da una strada a fondo naturale che costituirà, almeno parzialmente la via del ritorno. Seguitala per alcune centinaia di metri, quindi, si pone attenzione ad incontrare strette diramazioni (segnavia rossi) che, nel bosco, scendono abbreviando il percorso tra un tornante e l’altro. Una di queste, già piuttosto in basso, taglia il pendio in diagonale offrendo splendide vedute del sottostante abitato di Vinadio e raggiungendo una seconda ridotta conosciuta come “Il Fortino”. Lasciata questa sulla destra si raggiunge il paese, proprio nello slargo circondato dalle mura del forte da cui se ne era usciti. Contornando il perimetro della fortezza, si scende fino ad incontrarne il portale d’accesso che, superato, mette ad un suggestivo ponte in pietra ad arcate, che presto conduce all’ingresso a valle della struttura. Usciti dal forte si volge a sinistra per attraversare, lungo la S.S. 21, il ponte su cui questa supera il fossato che circonda il medesimo. Appena dopo il ponte, dal lato opposto della Statale, una porta in legno consente di accedere ad una bellissima scala coperta che costituiva la parte inferiore della fortezza, destinata a proteggere l’accesso alla val Stura fino all’impetuoso corso del fiume che la discende. Lungo la scala si aprono depositi e magazzini e, di tanto in tanto, si possono ancora notare le piazzole per i pezzi d’artiglieria e le guide in pietra per il brandeggio dei pezzi.
Giunti al fondo della scala si volge a sinistra per attraversale la grande Piazza d’Armi su cui si affaccia la cappella del forte, uscendo poi definitivamente da questo per raggiungere il parcheggio di partenza, attraverso un’area giochi per bambini (2.15 h)
Il Forte di Vinadio
Il poderoso Forte di Vinadio, che sbarra la strada di accesso al paese per chi proviene da monte, sorse su progetto del 1834 conseguente alla decisione dello Stato Maggiore sabaudo di abbandonare la seicentesca area già fortificata di Demonte, per trovarne una più prossima al confine francese. Il forte originariamente in progetto era una struttura a pianta poligonale, caratterizzata da tre grandi quartieri, ognuno circoscritto attorno ad un grande cortile.
In realtà poi in itinere l’idea originale subì numerose modifiche, diventando praticamente un’unica grande batteria, con feritoie aperte a monte, eretta tra il corso dello Stura ed il costone montuoso che forma il versante sinistro orografico del corso del fiume. L’intero complesso, risultò come una grande linea di sbarramento, caratterizzata da due bastionate che lo suddividevano in tre diversi tronconi: Il Fronte Superiore, verso montagna, il Fronte d’Attacco, al centro ed il Fronte Inferiore, verso Stura. Il Fronte d’Attacco, supportato dalla ridotta in quota detta Forte Neghino, veniva anche a sbarrare la strada di accesso all’alta valle Stura, che lo attraversava (e lo attraversa tutt’ora) sottopassando la Porta di Francia. Dal Fronte Superiore, invece, una comunicazione coperta permetteva l’accesso al Fortino, opera più elevata, dotata di numerose aree attrezzate per il fuoco in tutte le direzioni.
Alle spalle della fortezza , a sud dell’abitato era poi stata prevista ed edificata, la grande Caserma Carlo Alberto, nella quale veniva alloggiata la truppa di servizio.
La piena operatività il forte la raggiunse solo nel 1890, quando ebbe in dotazione fino a 45 bocche da fuoco tutte in casamatta.
Nel 1862 il Forte ospitò alcune centinaia di garibaldini, fatti prigionieri nella Battaglia d’Aspromonte. Le uniche vicende belliche che, in qualche modo coinvolsero la struttura, furono quelle dell’ultima guerra, quando vi si svolse un violento scontro fra partigiani che ne occupavano una parte ed i tedeschi. La battaglia si concluse con lo sganciamento dei patrioti verso montagna. La costruzione di questa grande opera di difesa, ovviamente non fu indolore per l’abitato di Vinadio, che venne in parte inglobato nella grande struttura ed in parte demolito per lasciare spazio alla medesima. Nell’occasione vennero abbattute numerose abitazioni, i resti del castello medievale e l’antico cimitero.
***
Bref, mais très beau itinéraire à ne pas parcourir lorsqu’il y a encore des traces de glace sur le sentier qui arrive à l’intérieur de la gorge de Lentre. Celui-ci, même si spacieux et facile à parcourir, coupe des pentes très exposées qui pourraient constituer un danger en ca de terrain devenu glissant. L’itinéraire, en partant du fort principal qui surplombe la ville, touche les autres deux petites réduites qui contribuaient, grâce à leur position, à empêcher le passage des armées en provenance du Col de la Larche et ayant le but de descendre sur Coni.
Accès : De Turin à Saluce par la A 6 jusqu’à Carmagnole et d’ici le long de la S.R. 20 en touchant Raconis (important château-résidence savoyarde) et Cavalimours (Cavallermaggiore). Sans entrer dans la ville subalpine l’on garde la périphérique (S.P. 161) en continuant vers Coni, jusqu’à joindre le chef-lieu. D’ici l’on prend pour la ville voisine de Borgo S. Dalmazzo, où l’on prend la S.S. 21 de la vallée Stura, en la suivant en traversant les communes de Demonte, Aisone et puis Vinay (134 km).
À partir du parking le long de la S.S. 21, à l’entrée de Vinay (891 mt), l’on monte par les étroites rues du village en bordant sur la gauche la paroisse de S. Florent avec le beau cloché gothique et rejoignant un vaste espace ouvert contourné par les parois en pierre de la forteresse « albertina ». En passant par une porte précédée par le pont-levis l’on sort du village et de la forteresse qui l’entoure en continuant par une ruelle asphaltée qui, se déroulant le long de la droite orographique du Rio Borbone, va vers l’entrée d’une gorge contournée par des âpres parois rocheuses. Après deux lacets la ruelle prend de l’altitude en allant encore en direction du petit vallon et en arrivant à une bifurcation qui, sur la droite, descend, en terre battue, vers le ruisseau, pour puis arriver à la chapelle de la Madone du Vallon. En laissant sur la gauche la petite église et sur la droite une borne commémorative, l’on prend un sentier qui monte (P 06) et qui juste après tourne à gauche et, une fois bordé un arc en pierre, gagne rapidement de l’altitude en remontant le côté orographique gauche du Borbone. Par de nombreux lacets, au cœur d’un bois très beau et mixte avec prévalence d’érables, le chemin se dirige toujours plus en haut, en offrant des panoramas suggestifs sur les montagnes toutes autour et sur le voisin hameau de Podio Superiore. Par un virage à gauche, le sentier enfin réduit sa pente, en se dirigeant brusquement vers le nord et en s’introduisant profondément dans la gorge excavée par le cours d’eau, même s’il reste à une centaine de mètres au-dessus. Celui-ci est le côté plus exposé du parcours auquel l’on faisait référence dans le bref texte introductif sur l’itinéraire. Après une longue traversée vers le nord, l’on arrive à croiser une muletière à plat, qui sur la gauche se dirige vers le torrent et vers le voisin Ponte Lentre. Une fois que vous avez choisi la route sur la droite, l’on change de direction de 180° et, à plat, par un parcours de quelques centaines de mètres, l’on arrive à la construction à base elliptique du Fort Neghino (1223 mt – 1.20 h).
La petite forteresse et les chalets des bergers situés à proximité, sont joignables par une route en terre battue qui servira, au moins partiellement, de parcours de rentrée. Il faut la suivre pour quelques centaines de mètres et, puis, il faut faire attention à plusieurs diramations étroites (signalisations rouges) qui, au milieu du bois, descendent en réduisant le parcours entre un lacet et l’autre. Une de celles-ci, déjà plutôt en bas, coupe la pente en diagonale en offrant des vues magnifiques du village sous-jacent de Vinay et puis l’on peut arriver à une deuxième redoute connue en tant que « Il Fortino ». Une fois quittée cette dernière sur la droite l’on arrive au village, juste dans l’espace ouvert entouré par les murs du fort duquel l’on vient de sortir. En contournant le périmètre de la forteresse, l’on descend jusqu’à se trouver devant la porte d’accès qui, une fois dépassée, donne sur un suggestif pont à arches en pierre, qui amène rapidement à l’entrée aval de la structure. Une fois sortis du fort, l’on prend sur la gauche pour traverser, le long de la S.S. 21, le pont sur lequel la route dépasse le fossé qui l’encercle. Juste après le pont, sur le côté opposé de la route Nationale, une porte en bois permet d’accéder à une très belle salle couverte qui constituait la partie inférieure de la forteresse, destinée à protéger l’accès à la vallée Stura jusqu’au cours impétueux du fleuve qui la parcourt. Le long de l’escalier s’ouvrent des dépôts et des magasins et, de temps en temps, l’on peut encore remarquer les emplacements pour les pièces d’artillerie et les guides en pierre pour le balayage.
Une fois arrivés au bout de l’escalier, l’on prend sur la gauche pour traverser la grande Place d’Armes sur laquelle donne la chapelle du fort, pour puis sortir définitivement et joindre le parking du départ, à travers une aire jeux pour enfants (2.15 h)
Le Fort de Vinay (Vinadio)
L’imposant fort de Vinay, qui barre la route d’accès au village pour ceux qui arrivent d’amont, surgit sur la base d’un projet de 1834 conséquent à la décision de l’État Major savoyard d’abandonner la zone du XVII siècle, déjà fortifiée, de Demonte, afin d’en trouver une plus proche à la frontière française. Le fort, selon le projet originaire, était une structure à base polygonale, caractérisée par trois grands quartiers, chacun situé autour d’une grande courte.
En réalité à la suite des événements, l’idée originale subit de nombreuses modifications, en devenant pratiquement une seule grande batterie, avec des fentes ouvertes vers amont, érigée entre le cours du fleuve et la crête montagneuse qui forme le versant orographique gauche du cours du fleuve. L’entier complexe résulta en tant qu’une grande ligne de barrage, caractérisée per deux bastions qui le subdivisaient en trois tronçons différents : Le Front Supérieur, vers la montagne, le Front d’Attaque, au centre et le Front Inférieur, vers le Stura. Le Front d’Attaque barrait aussi la route d’accès à la haute vallée Stura, qui le traversait (et qui le traverse encore) en passant au-dessous de la Porte de France. À partir du Front Supérieur, par contre, une voie couverte de communication permettait l’accès au petit Fort, œuvre plus élevée, dotée de nombreux emplacements équipés pour faire feu dans tous les sens.
Derrière de la forteresse, au sud de l’hameau, était puis prévue et édifiée la grande Caserne Carlo Alberto, dans laquelle l’on abritait les troupes de service.
La pleine opérativité du fort eut lieu seulement en 1890, lorsqu’il fut doté jusqu’à 45 bouches de feu, toutes en casemate.
En 1862 le Fort abrita quelques centaines de garibaldiens, pris prisonniers dans la Bataille d’Aspromonte. Les seuls événements de guerre dans lesquels la structure fut engagée, furent ceux de la dernière guerre mondiale, lors qu’il y fut un violent effrontément entre les partisans, qui en occupaient une partie, et les allemands. La bataille termina avec le décrochage des patriotes vers la montagne. Naturellement la construction de cette grande œuvre de défense ne fut pas sans douleur pour la ville de Vinay, qui fut en partie inclue dans la grande structure et en partie démolie afin de lui laisser de l’espace. À l’occasion furent abattues de nombreuses maisons, les ruines du château médiéval et l’ancien cimetière.
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