Bric Rond - Lago Ramella (dei cannoni) - Laghi Gemelli - Lago Drajo - Ricoveri militari - Lago dell'Uomo - Lago Primo - Pian dell'Alpet
(itinerario percorribile anche in bicicletta)
Questo toponimo, deriva dal fatto che nei pressi dello specchio, giacciono arrugginiti due affusti di cannone da 149 mm, utilizzati nel corso della guerra contro la Francia (giugno 1940) per colpire i vicini villaggi di La Montà e L'Echalp, collocati nei pressi di Abries.
Chi i trovasse nella zona di prima mattina, osservando attentamente tra l'erba dei prati che ammantano la Conca, non faticherebbe a rinvenire numerosissimi graziosi esemplari di Salamandra lanzai; una varietà melanica di salamandra, presente nelle Alpi Cozie solo nelle contigue Valli del Po, del Pellice e del Germanasca. Questo innocuo animaletto, caratterizzato da una livrea completamente nera (e non pezzata come la sua conspecie più conosciuta - la Salamandra atra) è osservabile solo ad alta quota, nelle giornate di pioggia o nelle ore mattutine in cui i pascoli sono ancora intrisi di rugiada.
Contornato l'invaso si continua fino ad incontrare un crocevia, ove la mulattiera fin qui seguita trova il tracciato (E.P.T. 205) congiungente il Bric Rond con il Passo Cialancia (o Porta della Cialancia) 2683 m. Tralasciato quest'ultimo sentiero si prosegue salendo in direzione S-E, per passare poco a valle del Lago Nero 2626 m, il più elevato di tuttie poi, piegando leggermente a destra (S-O), si lasciano in basso i due Laghi Verdi ed il Lago Lungo 2503 m, per toccare il Lago dei Gemelli o Laghi Gemelli, che assume il toponimo dal fatto che, avendo una forma allungata con strozzatura al centro, tende parzialmente a prosciugarsi, in estate, mettendo in rilievo una striscia fangosa che lo suddivide in due specchi di egual dimensione. Individuato l'emissario dell'invaso, a questo punto lo si segue scendendo fino al grosso e caratteristico Lago Draio 2365 m, che nella conformazione assai complessa ricorda un dragone; una figura fantastica e fiabesca.
Anche a proposito del Lago Draio, detto anche Lago della Carota a causa della sua forma allungata, esiste una curiosa leggenda. Sulle sue sponde, infatti, sarebbe vissuta in età preistorica una tribù di uomini primitivi. Un giorno, alcuni di questi recatisi a caccia, si imbatterono in un curioso e bellissimo uccello che volando a pochi metri da terra urlava le seguenti parole: "Fuggite, fuggite, perchè il lago della Carota strariperà". Recatisi sulle rive dell'invaso essi constatarono impauriti che effettivamente il livello delle acque stava crscendo ed allora, radunati i famigliari e raccolte le poche suppellettili, si misero in salvo sulle alture del Bric Rond e del Cappello d'Envie. In breve, la Conca dei 13 Laghi si riempì d'acqua e quando ne fu colma straripò furiosamente devastando boschi e colture e creando un profondo canalone che ancora oggi costituisce lo stretto Vallone del Clapou. I primitivi, scampati all'inondazione, scesero a valle ove crearono l'insediamento di Ribba, ed iniziarono una nuova vita.
Camminando su un viottolo che sale e scende lungo pittoresche dune erbose, a questo punto ci si porta verso un gruppo di ricoveri militari 2537 m, che furono edificati dalle truppe alpine nel lontano 1907. Tra le casermette, si incontra l'ampio sentiero del Passo Cialancia (E.P.T 205 - volgere a destra), già menzionato in precedenza, per il quale in breve, si raggiunge il Lago dell'Uomo 2360 m, ricchissimo di gizzanti salmerini ed assai caratteristico. Tenendo il sentiero, in breve, si costeggia il Lago Primo 2299 m e, raggiunto un bivio, si può scegliere di far ritorno al
Bric Rond (destra in salita) o calare direttamente sul Pian dell'Alpet (sinistra in discesa - Ore 1.30 l'anello completo).
Il Lago Primo è così denominato in quanto esso risulta il primo specchio d'acqua che incontra, nella Conca, chi sale da Ghigo o chi scende dall'altura del Bric Rond. L'altro invaso citato, invece, trae probabilmente il suo toponimo da un'antica leggenda secondo cui, un ricco pastore della zona, un giorno promise in sposa la sua figliola a chi sarebbe riuscito ad attraversare a nuoto il più grande fra i 13 laghi. Allettato dalla proposta, si presentò al possidente un coraggioso giovane, che chiese di poter effettuare il tentativo non a nuoto, bensì a cavallo del suo più grosso e robusto caprone. Incuriosito, il mandriano accettò la scommessa e, con grande stupore, fu costretto a constatare l'eccezionale facilità con cui il ragazzo (l'Om da cui il lago prese il nome) e la capra superarono la prova. Proprio questa grande facilità e l'eccessiva fiducia nei propri mezzi, però tradirono il pretendente in quanto, per dimostrare il suo valore, egli ripetè più volte l'esperimento fino a scomparire tra i flutti ed annegare miseramente insieme al suo animale.
Per quanto concerne le caserme sopra ricordate, invece, va detto che esse furono costruite a scopo difensivo, per il controllo del vicino confine con la Francia (tracciato sul Colle d'Abries), in un momento in cui i rapporti con la Repubblica transalpina non
erano molto felici a causa di gravi contrasti di carattere economico-politico e dell'ingresso dell'Italia nella Triplice Alleanza, a fianco della Germania e dell'impero absburgico. Le strutture furono poi utilizzate fino al secondo Conflitto mondiale ed in particolare nei tristi giorni del giugno 1940, quando l'esercito italiano si lanciò all'attacco di una Francia ormai dissanguata e schiacciata dalla terribile occupazione delle armate hitleriane.
Rubrica e reportage fotografico a cura di Luigi Avondo
Nessun commento:
Posta un commento