Il Caposaldo del Colle
della Croce è quello di cui si hanno meno informazioni, e anche meno strutture
ancora visibili. Per raggiungerlo occorre salire dalla Conca del Prà, dove già alla
fine dell’800 erano stati costruiti un deposito per la paglia e un ufficio della
guardia di finanza. Nel 1915 l’amministrazione militare fece inoltre realizzare
in loco il ricovero “Caporale Aglì Giulio”: tale struttura, conosciuta anche come
casermetta Mirabores, fu poi recuperata e utilizzata come bivacco
invernale del rifugio Willy Jervis, fino ad essere e trasformata nel 2014 in un centro polifunzionale denominato “Mîzoun Peyrota”.
Vicino al rifugio Jervis parte la mulattiera militare per il Colle
della Croce, passando dapprima al Colle Coccia (2.196 metri), dove si
trovano i resti del ricovero VI, a un solo piano, che poteva ospitare 40
soldati ed era armato con due mitragliatrici. L’edificio, ora in gran parte
diruto, aveva il tetto a una sola falda ed era separato dalla parete montuosa
da un’intercapedine. Poco oltre si notano e gli scavi dell’opera 18,
oggi parzialmente coperti da rocce crollate dalla parete sovrastante, che,
secondo i progetti, avrebbe dovuto essere di tipo 15000, armata con 3
mitragliatrici ed un pezzo anticarro. Poco a monte del sentiero sono
rinvenibili alcune piazzole e postazioni all’aperto.
La mulattiera continua verso il Colle della Croce, facendo alcuni
zig-zag: sulla destra è individuabile, su un dosso roccioso, un appostamento protetto
da muri in pietra a secco. Appena prima di raggiungere il colle, a sinistra del
sentiero, si trovano i pochi resti del ricovero V, con ciò che rimane di
una cucina composta da tre focolari. Sul lato opposto si vede una piazzola con un
mucchio di sacchi di cemento, ormai induriti, addossati a una parete rocciosa. Nei pressi del valico si trova, ancora in discrete condizioni, una casermetta dei doganieri, realizzata nel 1892, costituita da un piccolo monolocale in pietra e malta coperto da un tetto piano in legno incatramato.
Proprio alla frontiera con la Francia è visibile un antico cippo di confine, mentre sulle alture che circondano il colle si rinvengono numerosi resti di appostamenti a cielo aperto: a nord una postazione avanzata controllava il sottostante Rifugio Napoleone in territorio francese, mentre un’altra se ne trova un’altra addossata alla roccia e protetta da un muretto; in posizione riparata si trova anche una baracca in pietra. Sul pendio a sud del colle si trovano tre piazzole protette da muretti in pietra a secco: quella più bassa è molto ampia perché è stato effettuato uno sbancamento nella roccia che nei progetti dell’amministrazione militare avrebbe dovuto contenere l’opera 17, di tipo 15000 resistente ai piccoli calibri e armata con due mitragliatrici. Nel 1940 infatti era stato progettato, per il Colle della Croce, un poderoso rinforzo difensivo formato da 4 opere tipo 15000 (oltre alle già citate 17 e 18, le carte indicano anche le opere piccole 16 e 7 sul versante sinistro del vallone, ai piedi della Fiunira), i cui lavori vennero però ben presto interrotti. Più a monte sulla cresta si trovano altri due piccoli ricoveri, addossati alla roccia, e i resti di un ultimo appostamento.
Proprio alla frontiera con la Francia è visibile un antico cippo di confine, mentre sulle alture che circondano il colle si rinvengono numerosi resti di appostamenti a cielo aperto: a nord una postazione avanzata controllava il sottostante Rifugio Napoleone in territorio francese, mentre un’altra se ne trova un’altra addossata alla roccia e protetta da un muretto; in posizione riparata si trova anche una baracca in pietra. Sul pendio a sud del colle si trovano tre piazzole protette da muretti in pietra a secco: quella più bassa è molto ampia perché è stato effettuato uno sbancamento nella roccia che nei progetti dell’amministrazione militare avrebbe dovuto contenere l’opera 17, di tipo 15000 resistente ai piccoli calibri e armata con due mitragliatrici. Nel 1940 infatti era stato progettato, per il Colle della Croce, un poderoso rinforzo difensivo formato da 4 opere tipo 15000 (oltre alle già citate 17 e 18, le carte indicano anche le opere piccole 16 e 7 sul versante sinistro del vallone, ai piedi della Fiunira), i cui lavori vennero però ben presto interrotti. Più a monte sulla cresta si trovano altri due piccoli ricoveri, addossati alla roccia, e i resti di un ultimo appostamento.
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